Quel giorno, i ministri europei si sono incontrati in un vertice, che è improprio definire tale per la sua più che informale veste. Si è trattato come sempre avviene in queste occasioni di una banale vetrina a scopo propagandistico. Non è qui che viene trattato alcun argomento e nessuna decisione viene presa. Nonostante ciò, il tema del diritto alle abitazioni e le politiche abitative europee, dovrebbero essere un argomento centrale del dibattito interno al movimento, e il vertice governativo (il termine è formalmente improprio) era un buon pretesto per discuterne.
Un corteo di circa mille manifestanti tra disobbedienti vicini a Canarini e reti di base, si è snodato per le vie del centro, tentando di avvicinarsi ai palazzi dove l’incontro dei ministri si è tenuto. Sembrava che ci fossero accordi già presi con la questura a riguardo, il corteo sembrava potesse passare. Invece dopo i primi contatti si sono susseguite tre cariche della polizia, che aveva intanto bloccato al corteo altre vie per defluire. Ad un certo punto, si materializza Canarini, come al solito dall’alto di un furgone. Partono i leit-motiv sulla zona rossa, sull’azione dei corpi disarmati davanti alle armi dei potenti e tutto il resto.
Il tutto si è concluso poi in serata in piazza erbe.Un poliziotto e un numero non precisato di manifestanti feriti, sembra nulla di grave.
E’ successo qualcosa dunque? Si è approfittato di questo vertice governativo per dare voce alle proprie rivendicazioni? Si è costruito cioè un contro vertice che promuovesse il dibattito e fissasse un’agenda e una prospettiva di lotte? Nulla. Almeno per quanto riguarda queste necessità. Si sono solo ripetuti dei rituali molto poco utili, anzi possiamo dire invecchiati, che risalgono alle giornate di Genova. Si è tirato in ballo lo sfondamento di una zona rossa, che proprio da Genova non è più stata innalzata. Una pratica che risale ad una determinata circostanza che risale a più di due anni fa, ad una situazione di campo diversa e soprattutto a dei progetti politici che allora non c’erano, o almeno non erano evidenti.
Oggi il movimento anti-liberista, è uno dei soggetti che con il tentativo di creare un sistema di partiti, ma più in generale di schieramenti, bipolare, con il quale si cerca di tagliare fuori ogni tipo di opposizione sociale.
Quest’attacco viene perpetrato ogni giorno a livello mediatico, tramite la “svolta antifascista di Fini” o con la riabilitazione dei sindacati confederali rispetto al terrorismo, di cui mesi prima erano “ispiratori” o “fiancheggiatori”. Un attacco sotto tutti i fronti, visto l’esploi di interventi di repressione come gli sgomberi di centri ed edifici occupati.
Per opporsi e resistere ad un attacco del genere come reagisce il movimento? Semplicemente entrando nella zona rossa. Ma che se la tengano la zona rossa. Quello che ci deve interessare è altro. E’ trovare pratiche, impegno e spazi per costruire una seria alternativa allo stato di cose.
Ormai di Casarini non ci interessa più nulla. O meglio, non ci interessano le sue frequentazioni di esponenti politici liberali, non ci interessano i suoi progetti, magari di candidature. Quello che ci interessa è il ruolo che sta esercitando dentro il movimento. Non solo il suo. Già a Parigi abbiamo assistito ad una desolante marginalizzazione della base e al conseguente fallimento del forum.
Quello che sta succedendo è che ilo movimento si sta arenando (in questo caso grazie alla fossilizzazione su una pratica insignificante) e si stanno chiudendi molte prospettiva per il futuro. Torniamo a ripetere: cosa si spera di ottenere con questi metodi di azione?
mangiabimbi
Padova, giovedì 27 novembre, Padova. Cosa si è tenuto quel giorno ? Anzi, è successo qualcosa? Per non cadere in una sterile polemica, è bene premettere che ancora una volta dobbiamo annotare che il possente impianto di 2000 agenti , a cui poi se ne sono aggiunti altri, che ha blindato la città, si è lanciato in quella pratica antica, per cui i pestaggi dei manifestanti sono un diletto delle forze dell’ordine e di chi le comanda. Torniamo alla domanda da cui siamo partiti. Cerchiamo di capire, oltre allo svolgimento dei fatti, come si è comportato una parte di movimento (sempre che di movimento ora si possa parlare).