In questi tredici anni il quartiere è cambiato e si sta avviando lentamente verso una riqualificazione del
territorio, ma si è ancora lontani dall’idea di una zona residenziale a
tutti gli effetti. Tuttavia il proprietario dell’immobile, Maurizio
Casanova un po’ di conti deve esserseli fatti e ora rivendica ciò che è
suo. Fa da spalla la campagna promossa dal quotidiano Roma che da alcune
settimane punta il dito contro i «sovversivi». Fuori gli «occupanti»,
fuori la neonata radio pirata che da Officina s’immette in etere, e
ripristino della legalità per rivendere il tutto a un prezzo
conveniente. Questa la richiesta di Casanova che per convincere gli
«abusivi» a sloggiare ha già provveduto a staccare la corrente
elettrica, rimuovendo la cassetta dei fili dell’Enel dopo uno scavo nel
marciapiede.
Ma gli antagonisti non sono disposti a rinunciare all’unico luogo di
attività sociale della periferia napoletana, alle iniziative culturali e
politiche, al cineforum per bambini, al laboratorio informatico, alla
sala prove con studio di registrazione e soprattutto a «Radiolina». Così
da ieri gli hacker dell’etere hanno dato il via a una maratona
radiofonica di tre giorni, spostando temporaneamente le strumentazioni
al laboratorio occupato dello Ska, e la frequenza da 104.95 a 88.8.
Dalla settimana prossima però si torna a Officina e «da lì non ci
muoviamo» dicono gli attivisti lanciando un messaggio al comune:
«L’amministrazione deve acquistare l’immobile e consegnarlo agli
abitanti di Gianturco». In difesa delle attività del centro sociale
hanno già firmato un appello politici, intellettuali e artisti. Tra gli
altri Erri de Luca, Amato Lamberti, i registi Mario Monicelli, Mario
Martone, Gabriele Salvatores. E ancora Achille Occhetto, Daniele Sepe,
Samuele Ciambriello presidente del Co.re.com., l’attrice Lina Sastri e
Antonio Nazzaro, preside della facoltà di lettere e filosofia, Luca Zulù
Persico dei 99 Posse, che ha iniziato la sua esperienza musicale proprio
grazie a questi spazi. Tra gli oltre 200 firmatari, importanti per una
svolta nelle trattative sono gli assessori comunali Casimiro Monti e
Raffaele Tecce. Un segnale forte certo, ma i ragazzi di Officina 99 ci
tengono a sottolineare che «non basta più la semplice solidarietà, per
difendere gli spazi autogestiti c’è bisogno di una chiara e definitiva
assunzione di responsabilità politica». E per il 28 febbraio hanno in
programma un corteo cittadino.
di ILARIA URBANI
Gli «abitanti» del centro sociale Officina `99 sono ormai arrivati alla terza generazione ma oggi giovani e non, si trovano a dover affrontare una concreta ipotesi di sgombero. Nella struttura postindustriale della periferia orientale di Napoli la tensione ha monopolizzato ogni dibattito degli attivisti, mentre all’esterno i tanti sostenitori dello spazio autogestito guardano con preoccupazione ai graffiti segno delle battaglie condotte dal 1991, firma indelebile del primo centro sociale cittadino che rischia di scomparire.