Nell’ambito di campagne nazionali per la tutela della dignità delle classi che subiscono i più violenti attacchi padronali, come la riuscitissima campagna Campana per un reddito sociale che coprirà indistintamente tutti i lavoratori campani, quella per un “reddito” di cittadinanza per tutti gli immigrati (lavoro, casa, permesso di soggiorno e diritto di voto), le lotte dei metalmeccanici, che stanno passando in sordina, contro il declino e per la democrazia sindacale, quelle dei lavoratori precari che tantano disperatamente di conquistare un lavoro decente e frenare l’avanzata della precarietà come status generalizzato del mondo del lavoro, anche il mondo della scuola si sta organizzando, o per meglio dire auto –organizzando.
La nascita del coordinamento per il tempo pieno, quello dei collettivi studenteschi delle medie superiori, quelli del mondo precario dell’università, segnano il passo per un’inversione di tendenza verso la frantumazione sociale che persisteva da troppi anni in questo settore. E lo fanno contestando tutto ciò che riguarda la privatizzazione dell’istruzione e la mercificazione dei saperi.
In concreto lottando contro tutti quei processi in atto da anni, che monetarizzano questo basilare diritto, trasformandolo appunto in una merce e cancellandolo a più lungo termine creando una situazione di
Considerando inoltre che non è possibile una lotta unitaria contro una legge, ché non si tratta di legge, ma di singoli provvedimenti, appare chiaro come la lotta per il diritto allo studio e alla cultura passi anche in questo caso, per l’istituzione di un reddito sociale. Cioè, in attesa di un più profondo e generale ripristino del sistema pubblico di istruzione, di una garanzia per non trovarsi nel mondo post-scolastico come una falange di lavoratori flessibili e sfruttabili.
Nel nostro piccolo questa campagna si concretizza con l’istituzione di una carta che preveda il rimborso delle spese sostenute dagli studenti delle scuole pubbliche (che, cosa ormai evidente, non possono più essere definiti tali per le esorbitanti cifre che devono spendere per il loro sostentamento all’interno delle scuole).
Dallo scenario ormai prospettato, è chiaro come l’intenzione padronale che sta guidando la corrosione dei diritti di tutte le categorie, è quella parificarle ad un livello generalizzato di semi–schiavitù, ma allo stesso tempo di frantumarle corrodendone quel po’ di legami che ancora le tengono unite.
Questo a breve termine sarà accostato ad un governo riformista il cui ruolo fondamentale sarà quello di inibire con le proprie rassicurazioni, questa nuova fase di conflitto sociale, che in un futuro in crescendo potrebbe arrivare a mettere in discussioni le fondamenta neo –liberiste stesse dell’intero sistema.
Avrà in questo senso un ruolo devastante
La lotta dei ferrotramvieri ha sicuramente riacceso la convinzione (che tra gli operai del gruppo fiat probabilmente ha solo acutizzato) che in questo attuale sistema la vera alternativa è solo una, o per lo meno non è rappresentata da un quasi sicuro governo centrista dell’ulivo. Il quale è anzi indispensabile al gioco delle parti che si alternano, sotto la direzione costante di un padronato sempre più feroce.
Ecco perché è importante prendere parte a queste iniziativie. Per costruire un percorso strutturato, che ponga come alternativa al liberismo imperante, l’organizzazione unitaria delle vittime di questo sistema.
Il collettivo si riunisce tutti i venerdì alle 16.30 presso l’arci Salardi, E il giovedì per il cineforum al liceo Belfiore.
di Mangiabimbi –collettivo ‘aca toro
A seguito del percorso intrapreso dagli studenti della provincia di mantova per un reddito sociale studentesco, una forma di tutela di un diritto allo studio ormai totalmente corroso, è indetto per sabato 6 marzo un presidio a Suzzara, per accomunare la lotta studentesca con quella degli operai cassaintegrati e a rischio licenziamento dell’IVECO.
Due parole sulla strada fin’ora percorsa dagli studenti e alcuni perché.