Continuano dunque le persecuzioni degli immigrati, i quali, rispondono con uno spirito di giustizia travolgente. Appena arrivati al concentramento, piazza loggia è calma e semideserta. Ad un certo punto, è ben riconoscibile l’arrivo della carovana di auto provenienti dalla provincia e dal villaggio prealpino, chè rompe la freddezza della piazza con un vigoroso ingresso di auto strombazzanti, con sporti dai finestrini i compagni con i pugni chiusi e le bandiere senegalesi. Arriva il furgone del magazzino 47, unica sigla presente oltre la FAI, e incominciano gli interventi che durano più di venti minuti. Parlano esponenti delle varie comunità immigrate bresciane. Portano la loro solidarietà ed esultano per il coraggio e la voglia di unione dimostrate dai senegalesi. Parla il magazzino 47 che non vuole rappresentare la propria sigla, ma la voce degli immigrati italiani che si vergognano di ess ere tali. Poi parlano i senegalesi, che continueranno a farlo per tutto il corteo, senza lasciare spazio al silenzio.
Le rivendicazionisono sempre quelle di basilari diritti e dignità. Nulla di nuovo, solo la richiesta di vedere applicate elementari condizioni per la parità come membri della comunità bresciana. “La storia non si fa con il sangue e la mia pelle, si fa con noi”.
Il diritto all’accoglienza, alla casa, ad un lavoro, ad essere trattati non come un fatto di pubblica sicurezza, ma essere riconosciuti nella propria integrità di individui.
Basta una minima incitazione dal furgone e il corteo esplode in cori e slogan (che per fortuna non sono quelli deprimenti da stadio, che ormai stanno monopolizzando i cortei senza immigrati)…fino all’arrivo dopo un lunghissimo percorso nuovamente in piazza loggia.
La vitalità di questo corteo, come quella di qualsiasi altro, non è però solo un fatto di folclore. E’ sintomo, come del resto è ovvio, di un viscerale senso di rivalsa, di chi è oggi il soggetto ultimo della piramide sociale. Coloro sulla cui pelle, si regge l’intera società e che sono in tutti i sensi il sotto -proletariato moderno. Basterebbe infatti venire a conoscenza di una giornata di vita di un immigrato, perché chiunque possa rendersi conto dell’analogia con gli operai sfruttati di otto e novecento. Certo non vogliamo usare a tutti i costi un linguaggio da gruppo invasato, ma il paragone è proprio perfetto.
Comunque è chiara la profonda distinzione tra le capacità espressive e quindi rivendicative, che corrono tra un corteo come questo ed uno senza immigrati.
Gli italiani, questo “fiero e valoroso popolo”, sono proprio delle schiappe, e fa quasi rabbia sentire che i fratelli senegalesi vogliano integrarsi in questo popolo spento e che difficilmente riesce a capire in profondità gli strumenti e i percorsi verso l’emencipazione.
di mangiabimbi
Contro le razzie della questura, per il reddito sociale e la cittadinanza a tutti e tutte.
I lavoratori e le lavoratrici senegalesi di Brescia, si sono autorganizzati, tramite la Federazione Associazioni Immigrate, in corteo contro le recenti razzie della questura al villaggio prealpino, dove è molto alta la residenza senegalese. Si parla di sequestri di beni e persone, che, è stato promesso dagli stessi funzionari di polizia e carabinieri, si ripeteranno a breve.