Applausi dalla Cgil Emilia Romagna. Dalla Campania si stacca una ragazza: «Posso fare una foto?. Come no, sorriso. Poi la Toscana, ancora applausi e felicitazioni. Passa il collettivo delle universitarie, musica a palla e doccia fredda: la giovane dal furgoncino rosso (con la scritta «scapperò da questa casa galera che mi fa prigioniera») comincia a urlare: «Ministre, che ci siete venute a fare, la vostra presenza qui è inutile».
Applausi dalla Cgil Emilia Romagna. Dalla Campania si stacca una ragazza: «Posso fare una foto?. Come no, sorriso. Poi la Toscana, ancora applausi e felicitazioni. Passa il collettivo delle universitarie, musica a palla e doccia fredda: la giovane dal furgoncino rosso (con la scritta «scapperò da questa casa galera che mi fa prigioniera») comincia a urlare: «Ministre, che ci siete venute a fare, la vostra presenza qui è inutile».
daniela Preziosi – Dal Manifesto
Alle quattro e mezza in via Cavour Livia Turco, a braccetto con Maura Cossutta, aspettava le sue compagne, quelle dell’Udi. Ma stavano in fondo, per questo il corteo le è sfilato davanti. Con alterne vicende: cordialità e non.
E’ andata così alle politiche che hanno partecipato alla manifestazione contro la violenza. Le promotrici avevano chiesto di evitare «strumentalizzazioni» da sinistra e da destra. Avevano anche rifiutato l’adesione dei partiti della ex Casa delle libertà, anche se rappresentati da donne, perché chi era al Family Day è portatore di «politiche razziste familiste e ostili al riconoscimenti di lesbiche, gay e trans». La critica si estendeva alle forze del governo che hanno varato il pacchetto sicurezza. Le ministre e le sottosegretarie sono le benvenute, avevano detto e scritto, «purché la loro presenza sia senza ambiguità e di stimolo a politiche serie, non legate all’emergenza e senza ricorso alla sola repressione». Più chiaro di così.
Le politiche, ieri al corteo, c’erano. Erano centomila, le centomila donne che sfilavano, ciascuna ‘politica’ alla sua maniera, nei centri antiviolenza, nei collettivi, nelle case delle donne, nelle trincee del femminismo e dell’autorganizzazione femminile. Le altre ‘politiche’, le rappresentanti nelle istituzioni, erano poche e, come era giusto, ciascuna a suo posto. Turco nello striscione dell’Udi, Cinzia Dato in quello delle socialiste. A Santa Maria Maggiore arrivano le forziste Stefania Prestigiacomo, scortata dai suoi guardioni, e Mara Carfagna. Un gruppo di donne le avvicina, le circonda e insomma le persuade ad allontanarsi. «Pacificamente», dicono le organizzatrici. La piazza non le voleva, e loro cercavano il caso? Missione mezzo compiuta: dopo l’allontanamento, hanno ricevuto la solidarietà delle ministre Barbara Pollastrini, Turco e di Titti Di Salvo (Sd), oltreché dei partiti della destra. Anche le donne della Cgil Lombardia si dissociano «decisamente dai comportamenti di quante hanno contestato la presenza di donne della politica e dei giornalisti» (si tratterebbe di un giornalista e un fotografo, allontanati da uno spezzone di separatista). La replica arriva da Arcigay, un’organizzazione che non ha condiviso la scelta di un corteo di sole donne, ma l’ha rispettata. «Una inutile e sfrontata provocazione», dice Aurelio Mancuso, il presidente. «La Prestigiacomo, quando era ministro alle Pari Opportunità, ha taciuto su tutte le politiche maschiliste del governo di centrodestra e, non ha avuto nemmeno il buon gusto di dimettersi quando è stata approvata l’orrenda legge sulla fecondazione assistita».
A Piazza Navona, a fine giornata, è toccata alle donne del governo di centrosinistra. Le promotrici avevano deciso di non fare comizi, per significare una contestazione ai rituali leaderistici delle manifestazioni tradizionali. C’era uno schermo che proiettava i dati della violenza maschile contro le donne, alternati a interviste a femministe e altre immagini. Quando il corteo è entrato in piazza, intorno alle 18, si è trovato di fronte un’imponente postazione della tv La7, da dove si svolgeva una trasmissione. Ma aveva tutta l’aria di un palco ‘ufficiale’. C’era Giovanna Melandri e Livia Turco. Pollastrini aveva appena finito di parlare. Un gruppo di donne di un centro antiviolenza si è arrampicato sul palco. Un po’ di parapiglia, un po’ di imbarazzo per quella che Melandri stessa ha poi definito «qualche violenza verbale». La trasmissione si interrompe. La polizia viene fatta scorrere ai lati, ma non serve a niente, tranne che a far incassare agli agenti la loro parte di slogan. E infatti dopo qualche minuto si allontanano. «La7 col suo palco ha strumentalizzato la manifestazione», spiega Monica Pepe, una portavoce del comitato promotore. «Noi non siamo state chiamate a parlare e solo noi, in quanto organizzatrici, potevamo dire il senso di questa iniziativa». Insomma, tutte intervistate, tranne le protagoniste.Il corteo, comunque, ormai è finito. Le universitarie, bellissime, ballano Donna Summer. Che tutta Forza italia le sta contestando, definendole violente e via scendendo, qui non arriva. Alesssandra Mussolini dice di essere stata consigliata dalla polizia di non farsi vedere. Nientemeno. «Manifestazione allegra, gioiosa», dice la scrittrice Lidia Ravera. «Se poi qualche oca ha mandato al diavolo la Turco e la Melandri, non significa che si debba fare diventare questo il centro di tutto». Al centro c’era una bella giornata di donne contro la violenza degli uomini. Anche se di oche in piazza, noi croniste, non ne abbiamo viste.
di Colpo di streghe