Un consigliere comunale, forse due. Ma soprattutto un successo inaspettato, per la lista civica del Presidio Permanente contro la base Dal Molin che, presentata appena un mese fa, ha raccolto alle comunali vicentine 3.027 voti, pari al 4,8 per cento.
Cinzia Bottene, come candidata sindaco, è andata anche oltre, sfiorando il cinque per cento. «Porterò le istanze della gente – ha detto Cinzia Bottene – facendomi portavoce delle esigenze di tutti i vicentini. Quello uscito dalle urne è un risultato positivo, considerando la tendenza generale ma far convergere i voti nei due principali schieramenti».
Vicenza Libera è il quarto partito in città, dopo Pdl e Lega, Pd e alleati, e la lista dell’outsider Claudio Cicero, ex assessore di An della precedente giunta Hüllweck che ha raccolto il nove per cento con una campagna tutta incentrata sulla sua notorietà – l’uomo è noto per aver costruito decine di rotatorie, e gestì anche, con frequenti «viaggi romani», i rapporti fra amministrazione vicentina e ministero della difesa agli inizi della vicenda Dal Molin. La lista civica permetterà di far entrare in consiglio comunale una voce critica, una rappresentanza di due anni di lotte contro la base Usa, proprio nel momento in cui Ciro Asproso e la sua Sinistra arcobaleno affondano non portando a casa nemmeno un consigliere, scontando una strategia a zig-zag che prima li aveva portati ad appoggiare il candidato del Pd e poi, in seguito alla pressione delle componenti comuniste, a scegliere la strada solitaria.
La Vicenza sotto i riflettori per il ballottaggio che avverrà fra due settimane – che vedrà fronteggiarsi Lia Sartori per la destra e Achille Variati per il Pd – è comunque una città «anomala» per molte ragioni. In tutta la provincia l’onda leghista alle politiche non ha fatto prigionieri: Lega Nord primo partito in quasi tutti i paesi, con punte del 50 per cento, un’ondata che ha risparmiato in parte il capoluogo, insieme a Schio e Bassano, i comuni più grossi della provincia. La rimonta del Carroccio ha sconvolto i piani del Pdl, che qui non ha fatto eleggere nemmeno un parlamentare, nemmeno l’ex sindaco Enrico Hüllweck, poco gradito ai capi regionali del partito. Chi invece da Venezia [Giancarlo Galan] è stata paracadutata in città è proprio Lia Sartori, europarlamentare tanto potente quanto poco conosciuta dai cittadini, e poco gradita soprattutto a Manuela Dal Lago, dominus locale della Lega. Si spiega così anche il successo del disturbatore Cicero, che ora presumibilmente alzerà il prezzo per rientrare nei ranghi del centrodestra al secondo turno.
Dire però che la partita è ancora aperta non è un semplice esercizio di retorica: non è detto che Cicero e Udc votino compatti per la Sartori, e non è nemmeno detto che il ponte del 25 aprile non convinca molti poco convinti del centrodestra a scegliere la classica «gita al mare». Sartori si è fermata al 39 per cento, psicologicamente un disastro per una città già sede del «parlamento padano», poi eletta da Berlusconi a palcoscenico prediletto per manifestazioni e connessioni sentimentali con il suo «popolo».
In favore di Variati giocano la sua esperienza amministrativa negli anni novanta: «Si dovrà scegliere fra un candidato molto radicato in città e una venuta qui da poco» ha detto. E poi c’è il fattore Dal Molin, uno strappo che il candidato del centrosinistra dice di voler ricucire: «Il referendum è la condizione necessaria perché un sindaco possa trattare la questione con la schiena dritta» ha confermato ieri.
Vicenza la padana, la berlusconiana, l’americana, potrebbe perciò regalare qualche sorpresa. Come si muoverà la lista del Presidio nelle prossime due settimane? Così Cinzia Bottene: «Noi non siamo in vendita, e quindi l’unico modo in cui Achille Variati può ottenere il nostro appoggio è dandoci la garanzia certificata che la base al Dal Molin non si farà».
La decisione, come sempre, sarà presa dall’assemblea sotto il tendone di Ponte Marchese.
di Giulio Todescan – carta.org