A proposito della bufera esplosa in conseguenza delle parole di Travaglio da Fazio, mi viene in mente un commento di Gianni Rodari, col quale il poeta apre un suo testo:
“Le parole sono come pietre. – dice – Lanciate nello stagno producono cerchi concentrici che s’allontanano dai tonfi allargandosi fino alla riva. Quelle pietre hanno spaventato gli uccelli e i pesci che schizzano via… nessuno si cura delle rane e delle carpe colpite dai sassi. La parola muove l’acqua, creando scompiglio e sgomento. Se ne approfittano alcuni passanti che raccolgono veloci rane e pesci che galleggiano storditi.”
Assomiglia un po’ al cataclisma innescato da Travaglio l’altro giorno a ‘Che tempo che fa’.
I commenti tratti da un libro scritto da Marco insieme a Peter Gomez ed edito un mese fa, hanno sdegnato ed anche sconvolto gli inquilini dello stagno. Perfino alcuni pesci rossi, in verità un po’ sbiaditi, sono letteralmente guizzati fuori dall’acqua in una danza d’indignazione!
Ma che suono avevano quelle parole lanciate nella calma gora? E’ semplice….ricordavano amicizie e frequentazioni ambigue fra l’appena eletto Presidente del Senato, Renato Schifani, e alcuni figuri di capi cosca mafiosi. Ma attenti: lo Schifani (strana onomatopeica di un nome) non s’è gettato furente insieme ai suoi numerosi sostenitori contro il libro di prevedibile enorme tiratura, ma contro le parole dette attraverso un mezzo – la televisione – che normalmente si occupa di giochi per famiglie, concorsi fra giovani disposti a esibire cosce e glutei, telegiornali disinformanti, vacui e noiosi…. Sta qui lo scandalo! In quella stessa acqua incolore, le pietre scagliate hanno prodotto un’eco insopportabile.
Tant’è che Renzo Lusetti della Margherita, partito Democratico, ha urlato: “….il direttore generale Rai, Cappon, deve prendere provvedimenti concreti, cioè a dire sanzioni, interdizioni dal video….” E poi aggiunge disperato “Purtroppo la Rai non si decide mai”.
S’indigna Luigi Bobba del Pd: “La televisione che fa Santoro con Travaglio è come un format (cioè a dire roba tipo Grande Fratello): essa estremizza solo un punto di vista (cioè ‘Chi è quel mafioso? Che ci fa Schifani con lui?’) Si vuole dimostrare una tesi, poi si monta il materiale. Risultato: danni anche politici.”
Bella questa del format! Cioè chi preconfeziona un discorso e lo avalla con delle prove è un indegno mestatore!
Da cui si evince che tutti i grandi scrittori, poeti, registi di questo mondo sono manipolatori infami, furbacchioni abietti…. a partire da Dante, che scriveva pure in rima!
E’ un esercito di protestatori offesi da sinistra al centrosinistra, a destra un po’ a sinistra, a destra senza sinistra fino ai fasci littorio ante litteram.
Infatti alle parole di Travaglio s’è indignato perfino Ciarrapico: cinque processi, cinque condanne, oggi senatore del Popolo delle Libertà.
Ma attenti, non c’è di che farci troppo sollazzo satirico. Questo schizzare di indignati prelude a un’azione questa volta sì preconfezionata e terribile. Bipartisan.
Finalmente destra e sinistra si ritrovano coinvolte dentro a una medesima cultura: quella dell’insofferenza verso la satira e la denuncia di ogni illecito.
Qui fate attenzione, non si tratta di occasionali esternazioni prodotte da un fastidioso ronzare contestatorio…. Qui, per la prima volta, dentro tutto o quasi l’arco politico del nostro Paese si è deciso di imporre il silenzio, la pace dello spirito e soprattutto delle idee.
“Basta con l’antipolitica” come ripetono gli eletti dello stagno e le rane sopravvissute all’ultimo conflitto “eliminiamo i mestatori”.
Come dice la canzone: “Silenzio. Zitti e basta di gracchiare!” Si chiude. Piantatela con le denunce non controllate, le inchieste sopra le costruzioni abusive, le accuse di appalti truccati, con concorsi dove i vincenti sono già stabiliti. Smettiamola di eccitare gli animi, soprattutto le menti dei giovani e dei pensionati, a costo di annullare qualche garanzia di libertà e persino di democrazia.
In poche parole, interriamo lo stagno. Sabbia, per favore! Via le rane, pesci e uccelli. Guai a chi gracchia e rompe il silenzio di chi governa unito.
di Dario Fo