“La candidatura di Colaninno junior va ricercata nel vuoto politico e nel trionfo della non politica che sta volutamente costruendo il partito democratico”. Noi concordiamo con questa dichiarazione di Marco Revelli che in una recente intervista con Matteo Bartocci sul Manifesto dichiara: “Candidare un operaio e Colaninno jr è un atto di cinismo spaventoso. E’ il trionfo del self made man di impronta berlusconiana…” “E’ una scelta fatta con il cuore senza alcun calcolo e ragionamento”. Così Matteo Colaninno, vicepresidente della Piaggio spiega, in un’intervista a La Repubblica, la sua decisione di entrare in politica come capolista del Partito democratico a Milano. “È il momento della responsabilità e del coraggio. Per questo ho deciso di impegnarmi in politica”.
Non sembrano molto diverse queste dichiarazioni da quelli di numerosi imprenditori che sono scesi in politica per garantire i propri interessi, in questo caso quelli della Piaggio Da diverso tempo gli amministratori della Piaggio propagandano le sorti magnifiche e progressive che attendono l’azienda, la Valdera e l’intera provincia di Pisa.
Naturalmente è il lavoro operaio e non la propaganda che costruisce motorini. E si può fare in tanti modi. Quello scelto dalla Piaggio consiste di bassi salari, ritmi di lavoro altissimi, un quarto di operai stagionali, sabato lavorativo e orario di 48 ore una settimana su due da Marzo a Giugno, qualche settimana di Cassa Integrazione in Autunno, continui attacchi ai diritti sindacali, mano dura con i sindacalisti scomodi.
Dal ’95 l’attacco alle condizioni di lavoro e ai diritti dei lavoratori, che ha riprodotto in poco tempo una situazione da anni ’50, viene giustificato con promesse di sviluppo basate su strategie e valutazioni dei mercati che regolarmente si dimostrano infondate. Al posto dello sviluppo e delle numerose assunzioni previste dagli accordi sindacali del ’95 sono
arrivati in dieci anni 1800 licenziamenti (un terzo degli occupati, per non parlare delle conseguenze sull’indotto). Il solo effetto delle promesse è stato quello di legare alla direzione aziendale le forze politiche e le OO SS territoriali, che hanno infatti da allora dato mano libera alla Piaggio sull’organizzazione del lavoro, con deroghe pesanti rispetto ai contratti nazionali su stagionali, tempistica e orari di lavoro e blocco per nove anni della contrattazione aziendale sul salario.
Il terreno ideale per un finanziere amico della sinistra, accolto infatti con la firma, lo scorso Giugno, di un contratto aziendale fatto su misura e, in Luglio, con una iniziativa disciplinare scandalosa della CGIL regionale, di espulsione dal sindacato di undici delegati e militanti FIOM tra i più combattivi, tra gli applausi della Confindustria su Il Sole-24Ore.
Colaninno, reduce dai disastri Olivetti e Telecom, pagava intanto, con i soldi della Piaggio, le banche creditrici dell’Aprilia e si candidava a monopolista del settore due ruote in Italia.
Come in tante altre occasioni, si costruiscono e si finanziano in questo modo “strategie” il cui unico punto fermo è massimizzare lo sfruttamento, metter da parte i soldi, cambiare settore e imputare i fallimenti alla pretesa dei lavoratori di non accontentarsi di una ciotola di riso.
di centro sociale occupato rebeldia