A proposito della lettera a sostegno del nucleare pubblicata il 13 giugno ho alcune obiezioni e domande da fare.
Per quanto riguarda le cause della difficoltà economica, mi piacerebbe sapere cosa propongono i nuclearisti per sostituire il petrolio che viene trasformato in benzina e gasolio per i trasporti: poichè esso rappresenta oltre i due terzi di quello estratto, il peso del prezzo attuale sull’economia è notevole. Consideriamo anche che in Italia si preferisce spostare merci e persone su gomma, piuttosto che su ferro e via mare.
Guerre per le risorse: a parte il fatto che l’Italia ha già fatto la guerra per il petrolio, precisamente quella in Iraq, perchè l’Eni ha un opzione sui pozzi del sud del paese, cosa impedisce che scoppi una guerra anche per l’uranio, visto che secondo l’agenzia internazionale dell’energia (IEA) ce n’è solo per trent’anni?
L’energia solare è poco praticabile: i pannelli che vediamo anche qui da noi e che alimentano segnali stradali, non lo sanno e producono l’energia necessaria ad illuminarli.
Anche i cittadini italiani che hanno sottoscritto il conto energia non lo sanno, però si stanno dotando di impianti fotovoltaici. Molte nazioni europee (Svezia, Germania, Spagna, Svizzera) che hanno costruito centrali termonucleari, hanno deciso di non rinnovare quelle a fine vita. Alcune di esse come Spagna e Germania, da anni puntano su eolico, solare, ecc. In Danimarca l’elettricità da eolico era il 13% nel 2006. Anch’esse non sanno che le energie rinnovabili non sono praticabili.
Grado di sicurezza delle centrali attuali: chi può dirlo? L’agenzia ONU per l’energia atomica (AIEA) ha un database degli incidenti, ma non lo rende noto e molti governi non forniscono dati al riguardo: chi ci assicura che cambierebbero le cose e che si arriverebbe all’informazione tempestiva e dettagliata? Ho appena letto la notizia della fuoriuscita di acqua dalla centrale di Fukushima in Giappone a causa di una scossa di terremoto del settimo grado della scala Richter: dicono che non è successo niente. Il 16 luglio 2007 una scossa di terremoto di magnitudo 6,8 colpì la centrale di Kashiwazaki Kariwa: anche allora avevano detto che non era successo niente.
Poi si scoprì che un metro cubo di acqua radioattiva era andata a finire nel Mar del Giappone. L’unica centrale di terza generazione avanzata in costruzione è quella di Olkiluoto 3 e, non solo non si sa quando sarà terminata, ma neanche quanto costerà. Rimandiamo ad allora il discorso. La Finlandia, per lo meno, ha un sito di stoccaggio delle scorie.
In Italia non sappiamo ancora dove mettere le 235 tonnellate di scorie delle centrali di Caorso, Trino e Garigliano, che ci torneranno tra qualche anno dall’impianto di riprocessamento di La Hague in Francia.
E poi abbiamo le scorie degli impianti del ciclo di combustibile di Saluggia e Bosco Marengo, i due di Casaccia e quello di Trisaia Rotondella. Non è più sensato decidere come gestire per i millenni a venire i rifiuti radioattivi, prima di produrne?
Le centrali di quarta generazione «che non fanno scorie» poi sono solo poco più che idee, non prendiamoci in giro.
Io chiedo a chi affronta la questione della produzione di energia mediante il nucleare di argomentare in modo più esauriente e approfondito spiegando ai cittadini come risolvere i problemi mai risolti, perchè investire soldi per rirovarsi radioattività ingestibile mi sembra un atteggiamento suicida.
di caterina di francesco – gazzetta 17/06/08