di Giacomo Russo Spena
Un «giusto riconoscimento» alle casalinghe e un fisco più equo. Ma anche una richiesta di aiuto ai nuclei familiari per opporsi alla diffusione delle leggi «che permettono con molta facilità aborto, divorzio rapido ed eutanasia». Opporsi è «un obbligo morale e le famiglie cattoliche devono affrontare la sfida». Nella presentazione del sesto Incontro mondiale delle famiglie, che si terrà a Città del Messico (14-18 gennaio) e a cui accorreranno migliaia di fedeli, il Vaticano va a tutto campo.
«Non si capisce come il lavoro domestico possa valere di meno se svolto da una madre anziché da una colf: quest’ultimo entra nel Pil e l’altro non è considerato per nulla», si chiede in apertura di discorso il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, proponendo un salario mensile per le casalinghe (sottendendo che nella coppia ovviamente è la donna a stare a casa). Un progetto di vecchia memoria che, in passato, ha creato discussioni all’interno dello stesso movimento femminista tra favorevoli e contrarie. Per la sociologa Chiara Saraceno è una proposta «suicida per la donna», perché «lo Stato paga affinché una persona rimanga a casa. Assurdo». Bloccando, così, il percorso di “liberazione” nella società di molte mogli. Il suo pensiero va ai ceti meno abbienti e alle situazioni del Meridione, dove è più alto il tasso di disoccupazione femminile. Poi si chiede cosa debba esser retribuito («quali tipi di lavoro?»), giudicando infine la proposta «pura fantascienza»: «Ci sono i soldi pubblici per un vero salario mensile? No, allora…». In effetti neanche in Finlandia, dove è previsto il reddito domestico, si arriva a una cifra dignitosa.
«Dovremmo distinguere tra lavoro di cura, che andrebbe retribuito con indennità, e quello domestico», conclude Saraceno alludendo a coloro che curano persone non autosufficienti. «Compresi i bambini sotto i tre anni. Diamo la possibilità alla donna di poter scegliere tra l’occupazione professionale e il fare la mamma a tempo pieno», aggiunge Federica Rossi Gasparrini, presidentessa di Federcasalinghe, la quale da anni si batte per il rispetto della legge 493 del 1999 (quella sulla sicurezza nelle abitazioni) che riconosce, in un passaggio, il lavoro domestico come «valore economico». Norma impugnata in molte sentenze dai giudici, soprattutto nei casi di separazione tra marito e moglie, nel caso ovviamente quest’ultima sia senza una specifica professione.
Dal canto suo il governo, per bocca della ministra per le Pari opportunità Mara Carfagna, parla di proposta (quella del cardinale Antonelli) che va «accolta con piacere e attentamente ascoltata». Dello stesso avviso l’udiccino Rocco Buttiglione che esprime pieno appoggio al Vaticano: «Si ricorda ancora una volta ai politici che la famiglia ha bisogno di sostegno, appoggio morale e giustizia fiscale». Peccato che anche il coefficiente familiare avanzato dalla Chiesa sia, per Saraceno, «rischioso per le donne» in quanto scoraggia il secondo reddito. E il primo, nella nostra società, è di norma quello maschile. Intanto, per la prima volta, l’incontro di Città del Messico sarà aperto ai divorziati risposati, a cui il Vaticano continua a negare il sacramento della comunione. Verranno accettati perché la «famiglia cattolica» oggi deve affrontare «una nuova sfida per battere la cultura mercantilista». Quelle “di fatto” invece devono attendere. Considerate peggiori del «consumismo» e «l’individualismo».
di Collettivo femminista "Colpo di streghe" – Il manifesto