Continua a soffiare il vento del cambiamento in America Latina, un altro paese, il Salvador, si promette di girar pagina rispetto al passato. Ciò continua ad avvenire, dopo Venezuela Bolivia Ecuador, nella forma tradizionale delle democrazie occidentali, le elezioni, nell’ambivalenza tra mantenimento della forma e spinta delle istanze sociali.
Dopo 20 anni di dominio della destra nazionalista de l’Arena (Alleanza repubblicana nazionalista), di “democrazia in salsa americana”, il Fmln (Fronte Farabundo Martì di Liberazione Nazionale) conquista il governo del paese nelle elezioni presidenziali che hanno visto vincitore Mauricio Funes con il 51,3% dei voti contro il 48,7% di Rodrigo Avila. A risultati delineatosi una massa di uomini e donne ha invaso le strade del paese, un tripudio di bandiere rosse del Frente.
Il partito della destra le ha provate tutte per negare il governo del paese al partito dell’ex guerriglia marxista, cercando di recuperare il distacco riportato da tutti i sondaggi, che aveva visto una sua prima verifica nell’ottima prova del Fmln alle scorse elezioni legislative e municipali del 18 gennaio. Soprattutto per mano dei media in mano alla destra reazionaria il paese è stato invaso dalle propagandistiche prospettive profilate da l’Arena, che ha associato il candidato dell’Fmln a fantoccio delle Farc, di Al Qaeda, di Chavez. Da contorno a ciò ha svolto un ruolo non marginale l’utilizzo di pressioni e minacce, così come quello della violenza paramilitare, che ha portato ad almeno 5 omicidi.
Il prossimo presidente del Salvador, Mauricio Funes, uomo del Frente Farabundo Martì di Liberazione Nazionale, è l’ex corrispondente della Cnn locale, personalità da scoprire, scelta come figura di equilibrio tra forti istante sociali delle masse contadine ed indigene e bisogno di pragmatismo nei confronti del “ceto medio urbano”. Funes ha dichiarato che “Oggi è la vittoria dei cittadini che hanno creduto nella speranza e hanno vinto la paura. E’ una vittoria di tutto il popolo del Salvador”, ricordando la figura dell’arcivescovo Oscar Romero, trucidato dalla dittatura, “Lui aveva una preferenza per i poveri e stava seguendo una strada giusta. Ecco cosa farò io”. Il presidente sarà investito il 1 giugno, ma dovrà cercare alleanze con i partiti minori della sinistra in quanto in parlamento il Fmln non detiene la maggioranza assoluta.
Il contesto storico salvadoregno
La vittoria dell’Fmln assume ancora maggiora importanza di fronte alla storia recente del paese, attraversata da 20 anni di predominio del dogma neoliberista, ancora legato alle dinamiche derivante dalla colonizzazione spagnola, e che hanno trovato la loro sintesi nelle politiche del partito Arena.
Gli anni seguenti il 1992, dopo il “trattato di pace” tra governo e guerriglia dell’Fmln, visto l’intervento di Washington a sostegno della destra, sono stati anni di desaparecidos e omicidi politici, di svendita di tutte le ricchezze minerarie alle corporation a stelle e strisce che in cambio hanno inquinato e avvelenato intere regioni, di intreccio tra narcotraffico e classe politica al governo. Un’opera di devastazione e sfruttamento del Salvator, giunta dopo 12 anni di guerra civile e 75mila morti, che oggi trova un possibile argine nell’apertura di una possibilità di cambiamento e trasformazione.
di Aut.Pop