Il ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini sabato 18 aprile si è recata a Solferino per posare la prima pietra di un nuovo plesso scolastico. Come studentesse e studenti i collettivi si sono organizzati per poterle dare il loro particolare benvenuto e farle capire che chi ruba il futuro distruggendo la scuola pubblica non è gradito. Partiti da Mantova con un pullman autorganizzato, si sono recati a Solferino per portare la voce di quelli che la riforma, i tagli, gli istituti cadenti e le chiusure di scuole non le tollerano.
Il ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini sabato 18 aprile si è recata a Solferino per posare la prima pietra di un nuovo plesso scolastico. Come studentesse e studenti i collettivi si sono organizzati per poterle dare il loro particolare benvenuto e farle capire che chi ruba il futuro distruggendo la scuola pubblica non è gradito. Partiti da Mantova con un pullman autorganizzato, si sono recati a Solferino per portare la voce di quelli che la riforma, i tagli, gli istituti cadenti e le chiusure di scuole non le tollerano.
Purtroppo, prima volta negli ultimi anni, si è vista una forte restrizione della libertà a manifestare probabilmente dettata alle forze dell’ordine dalla presenza di un ministro e quindi da direttive provenienti dall’Interno(il ministero, s’intende): Il grosso dei manifestanti è stato tenuto a circa 300metri dal cantiere, guardato a vista mentre intonava slogan per farsi sentire e sotto minaccia di denuncia per “proteste rumorose”.
Alcuni studentesse e studenti, di cui diversi in modo spontaneo, hanno comunque tentato di entrare nel cantiere per tentare un blitz pacifico: un paio hanno srotolato uno striscione per terra e un’altra ha innocentemente attirato l’attenzione della Gelmini con un “scusi ministra, vorrei chiederle se!” prima di essere bloccati senza mezze misure e, successivamente, come tutti quelli entrati dentro il cantiere, identificati. Accesso all’inaugurazione blindato e negato al consigliere di Sinistra Critica, sicuramente lì in dissenso dalla politica della Gelmini ma senza evidenti piani di disturbo.
Se la politica ufficiale, quella “dalla parte dei lavoratori e degli studenti” e già impegnata per (cercare) i voti alle europee è stata latitante(come da anni ormai), quella “dalla parte dei padroni e delle banche” era invece schierata e impettita dentro il cantiere.
Ancora una volta i collettivi hanno protestato contro il business dei saperi e le scuole fondazioni, per una scuola libera, laica e senza discriminazioni. Dopo vent’anni di riforme(di centrodestra e centrosinistra) che hanno devastato l’istruzione e l’università pubblica la riforma Gelmini è il gran finale. 8 miliardi di euro di tagli ai fondi scolastici, 140.000 posti di lavoro a rischio estinzione e una complessiva ridefinizione formale della scuola( scuola-azienda / preside-manager / docenti-senzatutele): nel mantovano aumentano le tasse di iscrizione nelle scuole, nei piccoli paesi alcune stanno chiudendo e gli istituti superiori cadono a pezzi e/o hanno mancanze nelle strutture(ad es. i laboratori).
A cosa serviva questa inaugurazione se non quindi come spot elettorale quando i veri problemi dell’istruzione restano irrisolti?
di infored