A poche ore dal termine della manifestazione odierna contro il G8 dei Rettori, non è semplice trarre un bilancio della mobilitazione, ma rispetto ad altre volte, questa, e non perchè ultima in ordine cronologico, si è auto-narrata nel corso della giornata. A mesi di distanza dall’autunno che ha visto la nascita di un nuovo movimento degli studenti non era facile riportare in piazza, se non i numeri, la voglia e il protagonismo che hanno caratterizzato la crescita dell’Onda, che fin dai suoi albori ha saputo coniugare la “controriforma dell’università” ad un discorso più ampio sulla crisi, con i suoi costi e le sue responsabilità, sapendo saldare la lotta tra studenti medi e universitari, uscendo dalle scuole e dalle università, interlacciando rapporti di conflitto con le metropoli e la loro produzione fluida.
Non era semplice eppure, oggi migliaia di universitari e universitarie, studenti medi, compagni e compagne, si sono dati appuntamento per contestare fermamente l’ennesimo summit, illegittimo quanto inutile. Uno dei g8 preparativi del g8 dei grandi della terra che si terrà nell’ Abruzzo martoriato il prossimo luglio. La manifestazione aveva l’obiettivo di tentarci, di provare ad avvicinarsi più possibile al Castello del Valentino, luogo quanto mai consono alla fortezza predisposta per i signori rettori, protetto da ogni forza dell’ordine di cui possiede lo Stato Italiano. La differenza da tante altre volte è che quello che il movimento ha detto, alla fine ha fatto, si è dato degli obiettivi e delle parole d’ordine, e li ha perseguiti con coerenza e maturità, sapendo mettere insieme soggettività differenti, che in quest’occasione hanno saputo parlare un unico linguaggio, fondato sulla pratica dell’obiettivo. Per farlo era chiaro che la manifestazione si doveva dotare di tutti gli strumenti utili per tentarci, per non mimare un conflitto, che non aveva, se non inteso concretamente, senso di essere. Ad alcuni farà storcere il naso non aver visto solo gioia e colori al corteo, ma a differenza di altre volte, la gioia è stata incarnata nella rabbia e i colori sono stati quelli della lotta, e non copie sbiadite delle stesse. Il resto viene ed è venuto da se’, mettendo in campo la giusta determinazione di chi non si può permettere di perdere le battaglie senza neanche provare a combatterle con orgoglio. Oggi a Torino questo si è consumato, mettendoci forza senza lasciare sul campo troppi arrestati nè feriti tra l’altro, cosa che descrive la compattezza d’intenti dei manifestanti e la responsabilità degli organizzatori. Ora ci sarà probabilmente la repressione, come è normale che ci sia quando si pratica il conflitto, e va respinta con il senso di una lotta e di una giusta pratica che deve essere base per affrontarla senza gridare più di tanto allo scandalo.
Da Torino viene se non un’indicazione vera e propria, la fattibilità spinta da un’Onda, nella praticabilità di un obiettivo difficile e ambizioso come la mobilitazione contro il prossimo G8 di luglio. In serata giungono le dichiarazioni del ministro Maroni che come normale, dichiara guerra ai violenti, e lo seguono quelle del Pd, che come normale da tutta la sua solidarietà alle forze dell’ordine. C’è poco da riflettere su da che parte stare, se da quella della politica dell’esistente o in quella dell’autonomia dei movimenti del futuro, che quel presente, lo vogliono spazzare via con una grande e determinata Onda.
La nostra solidarietà va agli arrestati. Liberi tutti
di Infoaut.