Sul Corriere della Sera Francesco Giavazzi invita a eliminare la Cassa integrazione e a sostituirla con l’indennità di disoccupazione. E’ un modo neanche tanto nascosto di dire che bisogna passare ai licenziamenti di massa.
La Cassa integrazione infatti, secondo l’economista ultraliberista, impigrisce il lavoratore, lo illude, gli fa credere che può salvare il suo posto di lavoro quando non è così. Mentre una sana indennità di disoccupazione lo spingerebbe a darsi da fare per trovare un altro posto. Come si vede, nonostante la crisi, le banalità reazionarie dei liberisti sono sempre quelle. Quello che è significativo, però, è che si lancino queste provocazioni in un contesto nel quale tutto si muove contro i diritti sociali e contrattuali dei lavoratori. Il Governatore della Banca d’Italia, Draghi, ha già detto che la vacanza è finita, che l’intervento pubblico che c’è stato nell’economia deve già considerarsi concluso per tornare al rigore dei pubblici bilanci. (…)
Questo senza che lavoratori, disoccupati e pensionati abbiano ottenuto un solo centesimo in più, visto che tutto l’intervento pubblico sui mercati è stato a favore della finanza e delle banche. Ma altri segnali ancor più gravi addensano nubi sui diritti dei lavoratori. L’Europa registra il voto di destra nel modo più semplice e immediato: chiedendo di aumentare l’età pensionabile per le donne e l’orario di lavoro per tutti. In Gran Bretagna la British Airways chiede ai dipendenti di rinunciare a un mese di stipendio per salvare l’azienda, “lo faccio anch’io” dice l’amministratore delegato, che rinuncia a un mese di retribuzione a 61 mila sterline. In Italia la Xerox chiede ai lavoratori di rinunciare alle ferie, e fa un sondaggio sulle loro disponibilità a questa rinuncia. Così che nel futuro si sappia, magari quando c’è da mettere in cassa integrazione o licenziare con la ricetta di Giavazzi, chi è più fedele e disponibile verso l’azienda e chi no. Infine, ma questo in fondo è l’elemento più scontato, Fim e Uilm preparano la piattaforma separata per il rinnovo del Contratto, chiedendo in tre anni meno di quello che prima chiedevano in due, “prendi due e paghi tre”.
Insomma, mentre i dati sulla crisi annunciano che le chiacchiere di Berlusconi non hanno fatto salire il Pil, che anzi sprofonda nel 6% e resterà in basso per tutto il prossimo anno. Mentre la crisi si aggrava, c’è già chi pensa di risolverla con i licenziamenti di massa, la riduzione dei diritti e le discriminazioni, il taglio dei salari. Altro che cambiare strada, si vuole usare nella crisi il peggio delle politiche liberiste che la crisi hanno provocato. Non è davvero il momento di essere moderati e riformisti.
di Giorgio Cremaschi – Rete 28 aprile