— da Il manifesto
Mobilitazioni e scioperi. «No al turboginnasio e all’eccellenza universitaria» Manifestazioni oceaniche per dire contro il «processo di Bologna». Più di 200mila studenti universitari e medi in piazza in 70 città tedesche.I cortei di ieri sono stati il momento più visibile di una settimana di mobilitazione, cominciata lunedì con assemblee nelle facoltà universitarie, e che si chiuderà venerdì con diverse “azioni” locali. Da settimane si andava preparando questo Bildungstreik 2009, uno sciopero di tutta l’istruzione pubblica.
Questo settore in Germania è di competenza dei Länder, ogni regione ha i suoi problemi particolari, e la prima sfida era mettere in piedi un coordinamento federale. Ci si è riusciti, con una piattaforma condivisa da centinaia di “comitati d’azione” locali, gruppi e gruppuscoli della sinistra, le organizzazioni studentesche e giovanili dei socialisti e dei verdi, perfino qualche gruppo locale di giovani socialdemocratici, i globalcritici di attac. E col sostegno del sindacato della scuola Gew.
Non si tratta solo di chiedere più finanziamenti per la pubblica istruzione. Oggetto di critica sono le strutture dell’apprendimento, come si sono andate trasformando negli ultimi anni. Gli universitari non ne vogliono più sapere del “processo di Bologna”, con la diffusione generalizzata di corsi triennali che dovrebbero preparare direttamente alle professioni con un titolo di bachelor. «Con questi corsi – ci diceva ieri ai margini del corteo berlinese Kevin, uno studente di sociologia – l’università diventa un prolungamento del liceo, con obbligo di frequenza e moduli curricolari predeterminati. Non c’è più tempo per guardarsi intorno, di capire il perché e il per come, di approfondire». «Studiamo come polli in batteria, capita di avere lezioni con 400 studenti, l’anonimità è garantita, ci chiedono solo di funzionare», gli fa eco Markus. «Bachelor? Tenete chiuso il becco e disinserite il cervello», recitava uno striscione sulla stessa lunghezza d’onda di Kevin e Markus.
Gli studenti medi sono invece esasperati per il G8, sigla che non sta per il gruppo degli stati più ricchi, ma per «ginnasio in otto anni». Tradizionalmente in Germania la scuola durava 13 anni dalla prima elementare alla maturità, come in Italia anche se con una scansione diversa: quattro anni di elementari e nove di ginnasio. Negli anni scorsi, un po’ alla volta e con cadenze diverse regione per regione, si è deciso di taglia via un anno di ginnasio. Quel che prima si imparava in nove anni lo si deve ora apprendere in otto, con orari settimanali più lunghi, meno insegnanti, classi fino a 32 allievi (a Berlino). Stress e frustrazione sono garantiti. Recentemente il governo ha stanziato dei fondi aggiuntivi per l’edilizia scolastica, tra i programmi di investimento “anticiclici” a sostegno della congiuntura, ma per assumere nuovi insegnanti soldi non ci sono.
Quanto alle università, i Länder democristiani hanno introdotto tasse di frequenza salate, in genere di 500 euro a semestre. I fondi federali sono destinati soprattutto allo sviluppo di centri universitari d’eccellenza, mentre all’università di massa “bachelorizzata” vanno solo briciole. Siccome docenti e strutture non bastano, quasi tutte le facolta limitano le iscrizioni col numero chiuso. Decisivo per entrare è il voto di maturità, e questa circostanza porta a rendere ossessiva l’importanza dei voti nei ginnasi. E perfino nella scuola elementare, perché, in mancanza di una media unificata come in Italia, già a 10 anni i ragazzi vengono divisi tra quanti andranno alle professionali, alle scuole tecniche o ai ginnasi.
I motivi per protestare contro questo sistema classista e iperburocratico davvero non mancano. All’appuntamento ieri mattina davanti al municipio di Berlino c’erano forse 40mila studenti. Molti i ragazzi venuti dai ginnasi, anche se spesso i presidi li avevano minacciati di non giustificare le assenze. «Siamo qui e strilliamo forte, perché ci rubano la cultura», lo slogan più gridato. Oppure, in riferimento alle tasse: «Cultura per tutti, e gratis». In alternativa, visto che tutto il sistema favorisce i rampolli della borghesia, «genitori ricchi per tutti». Forte l’avversione per il coccolamento delle elites: «Siamo tutti studenti d’eccellenza». E una gran voglia di contare di più: «Come vivere e studiare, lo decidiamo noi».
200.000 in 70 città tedesche. In tanti hanno manifestato ieri in Germania. Solo a Berlino, secondo gli organizzatori, il corteo pacifico contava 27mila persone La protesta dilagata ieri in Germania ha unito studenti medi e universitari, una folla di persone dai 14 ai 40 anni, con l’appoggio di docenti e professori, Verdi, della fondazione Rosa Luxembourg, di Attac e dei sindacati, tutti in marcia al grido di: «Più soldi per l’educazione invece che per le banche». Si prevede un lungo week-end di «Bildungsstreik» (mobilitazioni studentesche). Prossimo appuntamento venerdì, a Berlino, giorno del decimo anniversario della riforma Bologna dell’università.