9 novembre ’89: caduta del muro di Berlino, un evento spettacolare per noi dell’occidente, spettacolare perchè non è stato vissuto se non tramite foto o montaggi video.
Interpretato come la vittoria incontrastata del capitalismo, quest’evento viene ancora usato per dar forza ad una retorica anti-socialista, riducendo le esperienze del socialismo a quella del regime sovietico.
Ciò avviene anche con volantini spudoratamente copiati da Wikipedia e privi sia di un reale contenuto politico sia di un’analisi della realtà dell’epoca. Gli anni 80 della DDR (la Repubblica Democratica Tedesca) sono stati segnati dal sorgere di movimenti spontanei composti da giovani, di cui gran parte studenti,che, repressi violentemente da un regime di stampo stalinista, richiedevano un nuovo socialismo, dal volto umano. Giovani che scendendo in piazza al grido “wir sind das volk”(noi siamo il popolo) non erano contrari all’idea di unificazione, ma di certo, non si riconoscevano nelle politiche liberiste dell’ovest.
Di fatto, se l’est della Germania (e in particolar modo Berlino) viene ricordato per la forte repressione del regime sovietico, l’ovest nello stesso periodo viveva gli anni di piombo, un bubbone scoppiato dal conflitto sociale maturato dopo anni di politiche liberali (lo stesso termine ‘anni di piombo’ è stato coniato in Germania e applicato successivamente anche in Italia). Furono gli stessi giovani che il 3 ottobre 1990, mentre davanti alla porta di Brandeburgo si festeggiava l’unificazione della Germania con tanto di musica classica, canti patriottici e bandiera che saliva sul pennacchio, venivano violentemente caricati dalla polizia della Germania unificata nell’Alexanderplatz, in una manifestazione il quale titolo era “Germania, chiudi la bocca!”.Questa manifestazione è stata l’emblema di un idea che ha mosso una generazione contro la propria ‘nuova’ patria, dalla quale, rispetto a prima, ha guadagnato solo fast-food e videoteche porno.
Ci ritroviamo ora a vent’anni da questo evento, vent’anni che sono stati un continuo avanzare di politiche di privatizzazione e di attacchi sia al mondo del lavoro sia a quello della scuola a livello internazionale.
Vent’anni in cui il neoliberalismo è stato inquadrato come la ricetta economica ad ogni male della società, ma, sia l’11 settembre 2001, sia la crisi calata dall’alto che ora ci troviamo pagare, segnano una duplice sconfitta del capitalismo, prima politica, poi economica.
Non abbiamo la faccia tosta di dire che l’unificazione della Germania è il primo passo verso un’Europa dei popoli liberi come già altri hanno fatto, perché questo non è assolutamente vero. Consci di essere in un mondo trasversalmente schiavizzato da un sistema che giova a pochi, ci uniamo alle proteste che negli anni 80 facevano gli studenti tedeschi e, con lo stessa voglia, lo stesso coraggio, la stessa resistenza nei confronti della repressione e delle costruzioni artificiali dei media, lottiamo per una nuova società libera da sfruttamento, oppressioni e autoritarismo.
-Collettivo ‘Aca Toro