MANIFESTAZIONE STUDENTESCA
venerdì 12 marzo
stazione apam, viale Risorgimento – concentramento ore 8.30
Oggi noi studenti siamo unicamente visti come pezzi sacrificabili di una scacchiera, individui a cui può essere negato un futuro, soggetti a cui si vuol far pagare questa crisi. Al contrario dovremmo essere visti per quello che siamo: la possibilità di riscatto sociale ed economica per il paese.
La riforma delle scuole superiori, varata dal consiglio dei ministri non fa’ altro che rafforzare l’idea già esistente. È vero, come si continua a sentire ai media, che è necessaria una riforma delle scuole superiori (l’ultimo riordinamento risale al 1923 con la riforma Gentile), ma non la si può basare su tagli economici. Il taglio epocale di cui si parla, attuato senza un minimo confronto con le organizzazioni sindacali, prevede la riorganizzazione degli istituti, sfoltendo indirizzi e riducendo gli orari, con l’ovvia conseguenza di un aumento della precarietà tra gli insegnanti: spariranno circa 17mila cattedre.
In realtà, però, la riforma non si riduce solo a questo : dietro c’è il tentativo di separare il sistema scolastico in due categorie. Da una parte ci saranno i licei, che vengono toccati meno dalla riforma subendo solo un accorpamento. Dall’altra, frequentati per la maggiore da migranti e da studenti appartenenti alla fasce subalterne della società, gli istituti tecnici e professionali, per i quali è prevista una nettariduzione dell’orario scolastico con la ‘promessa’ di più laboratori nei quali trascorrere le ore che non si passano imparando la teoria sui libri. Per queste scuole le ore giornaliere saranno di 60 minuti, e quindi non più divise in moduli da 50, inoltre passeranno da 36 (40 per i professionali) a 32 le ore settimanali.
Grazie a questa divisione in terza in media si dovrà compiere una sceltaancor più difficile: il divario tra i due “settori” rende ancor più complicato il passaggio da un tipo di scuola ad un altra, favorendo la dispersione scolastica. Scegliendo il proprio futuro in questo modo si costruisce una società classista, in cui le forbici tra i figli dei benestanti e quelli degli operai o dei migranti si allargano sempre di più, segnando il proprio futuro già dall’infanzia.La riforma non è altro che il proseguimento del percorso iniziato con Berlinguer e portato avanti sia da centrodestra che da centrosinistra. Noi ci opponiamo a questo taglia e cuci delle riforme precedenti e, decisi a riprenderci il nostro futuro, continueremo a riunirci, a costruire socialità e a lottare dentro e fuori dalle nostre scuole.
Collettivo Studentesco ‘Aca Toro