Gianni De Gennaro è stato condannato a un anno e quatro mesi per istigazione alla falsa testimonianza in occasione dell’assalto alla scuola Diaz nel G8 del 2001. Ricostruita quindi la catena di comando di quella serata infernale. Malabarba (Sc): ora faccia la cosa giusta, si dimetta da capo dell’Aise
di Checchino Antonini (da www.ilmegafonoquotidiano.it)
Un anno e quattro mesi per il Capo. Ora Gianni De Gennaro si dovrebbe dimettere ma non glielo chiederà nessuno. Tranne i portavoce di allora del Genoa social forum e un europarlamentare, De Magistris, di un partito che fu il becchino della commissione d’inchiesta nel penultimo parlamento. E a Genova, l’Idv, è capitanato addirittura da uno dei robocop che guidarono l’assalto a un corteo enorme che contestava gli Otto dannosissimi Grandi. Dunque, la Corte d’Appello di Genova ha ritenuto che le prove erano bastanti, che quand’era capo della polizia, il futuro Negroponte, istigò alla falsa testimonianza l’ex questore dei tempi del G8. Due mesi di meno all’altro imputato, l’ex capo della Digos cittadina e ora vicequestore vicario di Torino, Spartaco Mortola. Entrambi ricorreranno in cassazione. Il pg Pio Macchiavello aveva chiesto due anni di reclusione per De Gennaro e un anno e quattro mesi per Mortola dopo l’esito, scandaloso per chi subì i massacri della Diaz e gli arresti illegittimi di quella notte. Nell’ambito delle indagini sulle false molotov, Mortola fu intercettato mentre chiacchierava con Colucci il quale gli riferiva i complimenti del capo dopo la sostanziale ritrattazione di fronte ai pm che indagavano sulla Diaz. In pratica a Colucci fu consigliato di non fare menzione delle telefonate di quella sera col Viminale per non rivelare la catena di comando e il ruolo del capo di polizia nella repressione con cui si chiusero le tre giornate del luglio. Il processo s’è svolto a porte chiuse – mentre quello a Colucci sarà pubblico – per via del rito abbreviato e si dovranno attendere le conclusioni per un’analisi compiuta. A destra o si finge di non capire (Ascierto, l’uomo di An che era con Fini al comando dei carabinieri mentre veniva ucciso Carlo Giuliani) o si strepita contro la «vendetta» dei pm (Santelli, Pdl). «Perchè non pensare che le sentenze di primo grado non erano giuste? L’appello serve anche per questo», suggerisce Enrico Zucca, il pm che ha sostenuto l’accusa insieme con Francesco Cardona Albini, la medesima pubblica accusa dell’inchiesta Diaz.
«Se una qualche sorpresa aveva destato la condanna degli uomini di De Gennaro per la mattanza della suola Diaz, ancor più sorprendente è oggi il verdetto di condanna per l’intoccabile ex capo della polizia. A modificare la sentenza di primo grado è stato sicuramente il risultato del lavoro dei pm che hanno portato alla recente condanna degli alti ufficiali presenti sul campo», commenta Gigi Malabarba di Sinistra Critica, già senatore e membro del Copaco. La sera della Diaz era uno dei parlamentari stoppati dal portavoce di De Gennaro ai cancelli del dormitorio dei manifestanti. La linea del Viminale è che la mattanza fosse «una normale perquisizione». «Dopo il primo grado c’erano state felicitazioni bipartisan – ricorda Malabarba – per quella assoluzione, che rivela più di tante chiacchiere che, se la massima autorità di pubblica sicurezza organizza la falsa testimonianza dei suoi subalterni e più in generale prepara e dirige la catena di comando della repressione al G8 di Genova, fa una scelta giusta e apprezzabile, sia per il centrodestra che per il centrosinistra. Oggi mi aspetto che qualcuno, a sinistra, riveda il suo atteggiamento supino verso De Gennaro e che De Gennaro faccia la prima cosa giusta in questi ultimi dieci anni: si dimetta da capo dei servizi segreti. Lo Stato finora si è autoassolto nel plauso della politica istituzionale. Oggi onesti semplici magistrati abbandonati da tutti (anzi quasi messi sotto accusa per tentativo di lesa maestà) hanno iniziato ad incrinare lo strapotere del Negroponte italiano, all’ombra del quale si è consumata da anni una riorganizzazione autoritaria di tutti gli apparati di sicurezza del paese. Occorre che tutti coloro che si mobilitarono a Genova ritornino in campo per ottenere verità e giustizia anche per Bolzaneto e l’uccisione di Carlo Giuliani.