[Comunicato di Sinistra Critica – Mantova ]
Un altro soldato italiano è morto in Afghanistan e anche su di lui e sul suo feretro verrà calato, come per zittire ogni polemica, un vessillo tricolore. Forse però dobbiamo provare a dire qualcosa di diverso, qualcosa che ai cittadini e all’ennesimo ragazzo morto sia più utile di tante chiacchiere su patria, onore e missioni di pace. Non è più una questione di prese di posizione “pacifiste”: purtroppo quel termine è stato abusato dalla politica tanto da renderlo logoro come le bandiere multicolore che ancora “resistono” alle finestre delle città. Si tratta perciò di affrontare il problema della guerra per quello che è: nessun commentatore e nessun comando “alleato” riesce oggi a difendere l’idea che quella che stiamo conducendo sia una “missione di pace”.
L’Italia è parte di un conflitto bellico decennale e l’esportazione di democrazia non è riuscita in modo efficace. L’alleato americano ha installato al potere a Kabul il fedele ex consulente locale della compagnia petrolifera Usa Unocal e del Pentagono, Hamid Karzai. Anche dopo anni l’autorità del suo governo non si è mai estesa fuori da Kabul. La triste condizione delle donne non è affatto migliorata, perché essa è un prodotto della cultura afgana. I talebani l’avevano solo “istituzionalizzata”. Ora è tornata, com’è sempre stata, un affare “privato”, gestito dai capi famiglia invece che dai mullah. Il business della ricostruzione del paese si è rivelato un fallimento internazionale.
In questo quadro l’Italia per il 2011 stanzierà 25 miliardi di euro per la Difesa confermando il trend che ha contraddistinto anche i precedenti governi. Da sottolineare che nella stessa finanziaria in cui sono stati autorizzati questi investimenti per la Difesa, sono stati tagliati miliardi di euro destinati all’istruzione. Allo stesso modo, nei prossimi anni si spenderanno 16 miliardi di euro pubblici per acquistare F35 da attacco.
Considerando i dati appena citati la crisi economica accentua le contraddizioni di questo sistema: sembrano non esserci più soldi per nessuno, si taglia su tutto lo stato sociale e si privatizza anche l’acqua ma l’industria bellica è l’unica a non andare in rovina.
La sola guerra in Afghanistan ci sta costando, 2 milioni di euro al giorno e quasi un soldato a settimana: è ora di finirla. Per questo pensiamo che ci sia bisogno di riportare il tema della pace all’interno del dibattito pubblico: non solo per una opposizione alla guerra in sé e alla sua scia disumanizzante ma perché, uscendo dalla logica bellica, riportando a casa i soldati e tagliando drasticamente sulle spese militari, possiamo iniziare a imboccare una strada di uscita dalla crisi economica e da quella civile.
Sinistra Critica Mantova