Elezioni permettendo in primavera si voterà per il referendum sull’acqua pubblica. La Corte costituzionale, infatti, ha dichiarato ammissibili due dei quattro quesiti presentati, tre dal Forum dei movimenti per l’acqua pubblica e uno dall’Idv di Antonio Di Pietro. Al comitato referendario l’atmosfera è elettrica, si è appena brindato per la notizia ricevuta dalla Consulta e Paolo Carsetti esprime con gioia la “grandissima soddisfazione” del Forum non solo perché per la prima volta viene ammesso un referendum promosso da associazioni e movimenti ma soprattutto perché la Corte costituzionale “mantiene inalterato l’impianto generale della nostra campagna”. La Consulta ha infatti ammesso il primo e il terzo dei tre quesiti del Forum. Si tratta del quesito che abroga interamente la legge Ronchi che sostanzialmente permette ai privati di accedere in maniera preponderante alla gestione dei servizi pubblici locali, a partire da quello per l’acqua.
Il primo quesito si sposa perfettamente anche con il terzo che è quello che punta all’abrogazione del comma 1, dell’art. 154 del cosiddetto “decreto ambientale” del 2006, che prevede la remunerazione fissa per legge – e in una misura piuttosto corposa (il 7%) – del capitale investito dai privati nella gestione dei servizi pubblici. “Il nostro slogan referendario è stato ‘Fuori l’acqua dal mercato, fuori i profitti dall’acqua’ – spiega ancora Carsetti – e ora abbiamo la possibilità di realizzare entrambi gli obiettivi. Abolendo il decreto Ronchi, infatti, si impedirà ai privati di impossessarsi del servizio pubblico e abolendo la remunerazione del capitale investito, garantita per legge e fissata indelebilmente sulla bolletta, si impedirà ai privati di fare profitti sull’acqua. Vogliamo vedere chi si inserirà in un simile mercato senza godere della certezza di fare utili in ogni caso”.
Gli effetti del referendum, in caso di vittoria del movimenti, sarebbero senza dubbio dirompenti. Innanzitutto, si bloccherebbero manovre, come quella in corso a Roma da parte del sindaco Alemanno, per mettere il servizio pubblico nelle mani di società private come l’Acqua Marcia o di multinazionali come Veolia.
Con la vittoria del terzo quesito, poi, si potrebbe verificare anche una fuoriuscita dei privati dalle attuali società miste pubblico-privato.
Se i referendari ridono, Di Pietro lo può fare a metà. Il suo quesito non è stato infatti ammesso. Le motivazioni non si conoscono ancora. Anche il secondo quesito del Forum dei movimenti è stato giudicato inammissibile probabilmente perché insisteva su un decreto, quello “ambientale” del 2006 a sua volta già modificato dai decreti attuativi della Legge Ronchi. In ogni caso, Di Pietro può consolarsi con l’ammissione dei due referendum sul nucleare e soprattutto sul Legittimo impedimento.
Al Forum dei movimenti, ora, si considera già aperta la campagna elettorale. La consultazione elettorale dovrà tenersi in una domenica tra il 15 aprile e il 15 giugno a meno che non vengano indette elezioni anticipate o si verifichi nel frattempo una modifica della legge nello spirito dei quesiti referendari. “Noi ci attrezzeremo per vincere – dicono al Comitato – perché pensiamo si tratti di una consultazione di portata epocale”. L’idea del Forum è quello di realizzare da subito una campana di sottoscrizione, “ma con rimborso”. I referendum, infatti, in caso di ottenimento del quorum, godono di un finanziamento pubblico proporzionato al numero dei votanti. “Se raggiungeremo il quorum restituiremo i soldi che riceveremo dai cittadini.