[ Una grande manifestazione organizzata dal comitato Mantova città aperta contro il regolamento di polizia urbana e contro l’idea di una città chiusa e fatta solo di vetrine. ]
Più di duecento cittadini e cittadine sono scesi in piazza sabato 12 febbraio nella giornata organizzata dal comitato “Mantova città aperta” per protestare contro il regolamento di polizia urbana, la sua recente “applicazione” nei confronti di un musicista di strada e, più in generale, contro il declino del centro storico di Mantova.
Dal ritrovo di Piazza Broletto è partito un corteo da Piazza Broletto si è mosso un corteo festante, rumoroso e anche arrabbiato, il cui scopo era “suonargliele”: armati di chitarre, violini, tamburi etc., i manifestanti, eterogenei per età in uno spaccato rappresentativo della città, hanno sfilato per le vie del centro per scardinare i tempi dello shopping di quello che ha smesso di essere cuore pulsante della città ed è stato ridotto ad un centro commerciale all’aria aperta. Una street parade fatta di accordi caotici e in libertà dove si potevano notare diversi piccoli gruppi che intonavano grandi “classici” come “Bella Ciao” uniti a brani più moderni come “diritto al tetto” dei Ministri. Musica e canzoni mentre il corteo sfilava in Via Orefici, Via Pescheria e il Lungorio, di certo non le vie più “classiche” per le manifestazioni cittadine. Mentre andava in scena la festa-protesta della Mantova che non si arrende all’idea che i problemi della città siano le bandiere appese ai balconi, i panini sul sagrato delle chiese e un paio di suonatori di strada, vi sono state manifestazioni di solidarietà da parte di alcuni negozianti, anche loro preoccupati per il futuro della città.
Gli interventi al megafono sono stati contro l’idea stessa di una città tutta “luminarie e vetrine” dove la libera socialità viene criminalizzata da regolamenti come quello emanato dalla giunta Sodano: “non vogliamo multe perché viviamo liberamente la nostra città, vogliamo risposte su speculazione edilizia, nuove povertà e sulla devastazione dell’ambiente”.
A rivendicazioni politiche si sono accompagnati anche cori più ironici legati al mondo musicale: in testa al corteo le studentesse e gli studenti del collettivo ‘Aca toro e gli attivisti dello spazio sociale “La Boje” intonavano “se non cambierà, heavy metal sarà” e “noi la disco non la paghiamo”; slogan urlati non senza una riflessione di fondo: da almeno vent’anni le amministrazioni pubbliche non hanno fatto attenzione alla scena musicale locale che ha continuato a sopravvivere inascoltata senza interventi mirati per stimolarla a farla crescere. Le stesse amministrazioni di centrosinistra che mentre svendevano il territorio ai poteri forti hanno inseguito alcuni deliri securitari, arrivando persino a porre la firma sulla Carta di Parma per la “sicurezza urbana”, anticamera del contestato regolamento. In questi ultimi due passaggi fondamentali va letta la simbolica contestazione ad un gazebo del Pd in Piazza Martiri di Belfiore.
La manifestazione è poi continuata per Corso della Libertà, Corso Umberto fino ad arrivare sotto il comune.
Arrivati in Via Roma i manifestanti si sono fermati per una contestazione simbolica all’amministrazione comunale che si è insediata preannunciando un “cambiamento” per Mantova e invece, a parte distribuire poltrone, sta portando la città, il suo centro, i rapporti sociali e i valori condivisi verso un ulteriore livellamento verso il basso.
La manifestazione si è sciolta una volta tornati in Piazza Broletto: qui giovani e meno giovani hanno deciso di riprendersi Piazza Mantegna, off-limits per un gazebo di studenti del pdl sulle foibe, e alla spicciolata si sono diretti verso la piazza centrale occupando la scalinata della basilica di Sant’Andrea, lanciando qualche coro antifascista ma, soprattutto, rilanciando il coro che ha unito tutta la manifestazione “la chitarra, la suono dove voglio!”.