Sabato 12 febbraio, contro il regolamento di polizia urbana e la cacciata dei musicisti di strada, i musicisti e i cittadini scendono in strada per rivendicare una città libera e solidale e spazi musicali.
Ritrovo DALLE 15 allo Spazio sociale “la Boje” (Via Trieste, 10) per accordare gli strumenti.
Dalle 16 partiremo da Piazza Dante e andremo nelle vie e nelle piazze per “suonargliele”.
Portate Chitarre, bassi(acustici/elettrici)…,Violini,Ukulele, Banjos e perché no, rullanti e trombe.
Come avevamo denunciato mesi fa, l’introduzione del nuovo regolamento di polizia urbana ha portato ad una restrizione delle libertà personali mascherandole da “lotta al degrado”. Un insieme di divieti volto esclusivamente a sanzionare i comportamenti sociali delle persone, definiti da un giorno all’altro devianti e pertanto sanzionabili.
Da quasi vent’ anni diverse amministrazioni hanno ridisegnato il centro di Mantova come un centro commerciale all’aria aperta, una grande cartolina dove tutto ciò che non riguarda shopping, consumismo, profitto e merci diventa un problema. Respiriamo quotidianamente ‘odori’ tumorali e il territorio è continuamente preda di speculatori edilizi, ma abili operazioni politico-mediatiche hanno trasformato in problema due bandiere appese, un panino sui gradini di una chiesa, la socialità di giovani italiani e migranti e persino la chitarra di un suonatore di strada. “I suonatori ambulanti disturbano residenti e gente di passaggio” sono le parole degli agenti che hanno proceduto al “sequestro” della chitarra di un giovane ambulante: aldilà dell’inconsistenza dell’affermazione è una conferma del clima che mira a creare la cartolina “pulita e decorosa” di una città sempre più chiusa, tutta luminarie e vetrine. Nelle grandi città europee i musicisti e gli artisti di strada sono riconosciuti come una risorsa e per questo vengono tutelati: a Mantova invece rovinano il passeggio o disturbano la filo-diffusione dei negozi del centro.
Vengono perseguiti i musicisti di strada e per tutti gli altri, cosa fanno?
Le ultime amministrazioni hanno lasciato la scena musicale abbandonata a sé stessa: i grandi eventi musicali sono stati ridotti al minimo e vedono la ricerca del “pienone” affidando i concerti a grandi nomi da classifica (vedi Ruggeri o i Sonohra) o investendo enormi somme in eventi da discoteca all’aperto; per proporre un’alternativa basta guardare Ferrara che ogni estate organizza concerti di vario genere in pieno centro e a prezzi accessibili.
A Mantova inoltre, con fondi della comunità europea e del patrimonio pubblico, negli ultimi anni sono stati creati spazi aggregativi e musicali che, nonostante una effettiva potenzialità, sono stati gestiti male e prontamente finiti nel dimenticatoio. La mancanza di sale prove non ha mai ricevuto una risposta amministrativa con il risultato che le band hanno sempre dovuto optare per soluzioni fai da te; una soluzione “scandinava” che segue i musicisti fin dalle prime pennate di chitarra è impensabile al momento, ma edifici con sale prove e corsi musicali a prezzo calmierato sono fattibili, se solo si inverte la tendenza legata all’utile e al grande evento culturale.
Tra divieti e mancanza di interventi in campo culturale Mantova non solo si è addormentata ma rischia di non svegliarsi mai più.
Diamo la piena solidarietà al ragazzo e, ancora più convinti delle nostre ragioni dopo questo brutto episodio, continueremo a batterci perché i “professionisti della paura” non abbiano vita facile e il regolamento comunale venga ritirato: è ora di cambiare, vogliamo una città aperta, libera e solidale in cui la vitalità degli spazi è legata alla partecipazione dei cittadini e delle cittadine; rivendichiamo libera pentatonica in libero stato!
Comitato Mantova Città Aperta