La scorsa settimana il general manager di EXPO2015 Angelo Paris è stato incarcerato a causa di un giro di tangenti attorno al grande evento milanese del prossimo anno.
Attorno a lui si muoveva un sistema politico-imprenditoriale che influenzava le aste della miriade di progetti connessi all’esposizione universale.
Potremmo gridare allo scandalo, e invece no, perché da anni i movimenti e le associazioni che contrastano la cementificazione, denunciano la stretta connessione tra l’imprenditoria del mattone e la “pulizia” di denaro sporco o piuttosto l’occasione di speculazioni finanziarie con pagate con i soldi pubblici.
Fin dall’inaugurazione del primo cantiere si sono susseguiti indagini e arresti che coinvolgevano: le cosche dell’ ndrangheta come la famiglia Strangio, la lobby cattolica Compagnia delle Opere protagonista di una speculazione ventennale; cooperative impegnate nelle grandi opere del TAV o del Ponte sullo Stretto come la CMC (cooperativa muratori e cementisti) che ha vinto l’appalto per la pulizia dell’area del cantiere ribassando del 50% il costo rispetto la base d’asta; personaggi appartenenti al mondo bancario ed imprenditoriale come Salvatore Ligresti o legati al controllo politico ventennale di Formigoni in Lombardia, come l’ex dirigente di infrastrutture Lombarde Antonio Rognoni.
Sembrerebbe insomma che il problema non siano le poche mele marce quanto il paradosso di un sistema che pretende le regole quando l’unica norma è quella del mercato.
Infatti la soluzione di Renzi, in continuità col modus operanti della politica vecchia e nuova, è stata quella di dare nuovi poteri speciali (come Dragon Ball) al super-commisario strapagato Giuseppe Sala.
Invece di porre la difesa della cosa pubblica nelle mani dei cittadini, si creano piramidi di responsabili tecnici che, per accelerare i lavori, delegano ai privati senza garanzie.
Tangenti e inflitrazioni mafiosi sono presenti infatti anche nella realizzazione del TAV, allo stesso modo, in modo totalmente legale attraverso gli istituti contrattuali del General Contractor e del Project Financing.
In mancanza del sistema di tangentopoli, si esternalizza l’esecuzione di un’opera ad un soggetto privato, che senza controllo può usufruire delle risorse pubbliche a suo piacimento. E i protagonisti infatti sono gli stessi di 20 anni fa.
Tutto ciò viene giustificato dalla retorica della crescita, dello sviluppo e delle opportunità di lavoro (precario o gratuito), un po’ come a Mantova il progetto che ha distrutto piazzale Mondadori, tra infiltrazioni mafiose, deroghe edilizie e debito comunale per poter portare a termine l’opera (rimasta incompleta). E l’operazione Esselunga sull’ex Palazzetto sembra raccontarci la stessa storia, come mai c’è tutto questo interesse a costruire in un periodo di ristrettezze?
1,3 miliardi di soldi pubblici sono stati messi a disposizione per Expo2015, si stimano gli investimenti privati degli sponsor e 20milioni di visitatori, ma non andrà così. Gli istituti bancari hanno garantito liquidità, ben contenti di far sentire nei prossimi anni gli interessi maturati sui soggetti pubblici. In questo modo cresce il debito pubblico. Partendo da questo, i governi hanno giustificato la svendita dei beni comuni, l’esternalizzazione e la privatizzazione dei servizi pubblici, il blocco delle assunzioni e la diffusione di contratti precari.
Il principale attore di questa partita è Banca Intesa-San Paolo, definita la banca delle Grandi Opere. Detiene 97 dei 2mila miliardi di debito pubblico, impegnata anche sulla TEM e l’inutile e devastante autostrada Mantova-Cremona.
A proposito del tema di Expo “nutrire il pianeta”, per queste infrastrutture verranno distrutti 53milioni di mq di terreni agricoli.
Sembra proprio un sistema perverso, che per tenersi in vita, si affida all’ordine e allo stato d’eccezione. Le cosiddette “libertà democratiche” sembrano essere messe profondamente in discussione. C’è un filo infatti che collega le accuse di terrorismo agli attivisti NO TAV (cadute ieri) da parte del pm Rinaudo, amico dei mafiosi impegnati nella costruzione dell’alta velocità, il giro di denaro che ruota attorno agli enti assistenziali che si occupano delle “emergenze profughi” e della gestione delle strutture carcerarie dei CIE e la limitazione in tutta Europa dei diritti sociali (diritto alla casa, al sapere e alla sanità) e democratici, ovvero di poter influire dal basso, su un sistema che, basandosi sul profitto, sembra guardare solamente alle mazzette.