A distanza di poche settimane dall’accoltellamento fascista a Trento ci ritroviamo di nuovo di fronte ad un’aggressione fascista premeditata e dai tratti omicidi. Casa Pound o Forza Nuova, come l’estrema destra in tutta Europa, non abbandonano il terreno dello scontro fisico militare che tengono insieme alle relazioni con i soggetti politici maggiormente istituzionalizzati.
Quanto le loro campagne contro l'”immigrazione selvaggia” e per la “famiglia naturale” siano funzionali al potere lo dimostra la copertura giornalistica che tende a rappresentare questi agguati come semplici scontri tra opposte fazioni. In una spirale di appiattimento della realtà che arriva ad equiparare soggetti al centro dell’attivismo sociale, civile e culturale ad emarginati che fanno branco attorno alla violenza organizzata e il disprezzo di qualsiasi alterità dalla norma.
I fascisti nelle piccole città del nord Italia si vogliono giocare una partita decisiva per radicarsi in questa stagione in cui soffia un forte vento di odio sociale verso le figure più deboli. Hanno capito che se nelle grandi città hanno dei problemi di sedimentazione e crescita, possono andare ad occupare uno spazio lasciato libero a destra in provincia, insieme ed oltre a Salvini.
La vita di Emilio in questo momento è appesa ad un filo e speriamo di dargli forza con i presidi di solidarietà che si sono moltiplicati di ora in ora e con la manifestazione nazionale di sabato.
Non vogliamo piangere un altro compagno, l’ennesimo dopo Pavlos, Clement, Davide, Nicola, Renato e tanti altri ammazzati dalle aggressioni fasciste.
Certo non siamo nel ventennio, ma l’estrema destra si sta attrezzando a garantire una struttura politico-sociale a chi in Italia vorrebbe fare il front national francese. Porre al centro di una campagna antifascista la chiusura delle sedi e delle organizzazioni neofasciste non è certo sufficiente, ma può servire come strumento di pressione per ridare significato ad opposizioni che i media banalizzano volutamente.
Allo stesso tempo però dobbiamo sempre stare in guardia su tutti gli ambiti sociali su cui vogliono far presa, non a caso infatti hanno sfruttato la copertura del derby Mantova-Cremona. Conosciamo abbastanza bene l’ambiente della Curva Te di Mantova per affermare che non ci sia stato un coinvolgimento di questa nell’aggressione al centro sociale, ma c’è la possibilità che i fascisti di casa pound Brescia (legati alla Curva Sud bresciana gemellata da anni con i biancorossi) possano averla utilizzata come mezzo per ricongiungersi successivamente con i fascisti di Cremona e Parma.
Se così fosse resta da capire, senza la pretesa di mettere in discussione gemellaggi che non ci competono, se i tifosi mantovani siano disponibili a fare da copertura inconsapevole per le azioni squadriste di qualche infiltrato. Pensiamo che molti non sarebbero proprio d’accordo.
Di seguito il volantino che stiamo distribuendo verso la manifestazione nazionale antifascista a Cremona per sabato 24 gennaio.
EMILIO RESISTI!
CHIUDERE SUBITO TUTTE LE SEDI DEI FASCISTI!
Ieri sera, approfittando della concentrazione delle forze dell’ordine sul derby Mantova-Cremona un gruppo di 50 fascisti ha teso un agguato allo storico centro sociale di Cremona, dedicato all’antifascista Gastone Dordoni.
Dentro c’erano 8 compagni che stavano pulendo quando sono stati sorpresi da due cariche: una frontale di 10 persone, che hanno attirato gli attivisti fuori dal posto, e una laterale di molto più numerosa che li sorprendesse sbucando da un vicolo laterale.
Basterebbe questo per sottolineare la premeditazione di un gesto che non voleva lasciare scampo.
E infatti da ieri notte un compagno di 50 anni è in coma con un’emorragia celebrale, dopo essere stato più volte colpito al volto con calci e spranghe.
Gli attivisti di Cremona sono persone da sempre impegnate nella battaglie in difesa del territorio, nelle lotte per il diritto alla casa e nei collettivi studenteschi per rivendicare il diritto allo studio.
Da pochi mesi in quella città ha aperto una sede di casa pound, un’organizzazione neofascista che ha spalleggiato prima Berlusconi e poi la lega nord di Salvini, resasi famosa in tutta Italia con l’aggressione ai cortei studenteschi contro la legge Gelmini del 2008 e con l’uccisione a mano armata di tre nord africani nel centro di Firenze.
Come a Trento e in tante altre città, l’apertura di una sede fascista ha rappresentato l’inizio di aggressioni in strada ai ragazzi considerati “alternativi”, agli agguati con coltelli verso gli attivisti di associazioni antirazziste e spazi sociali, di scritte inneggianti alle atrocità del nazismo e attacchi fisici a nomadi e migranti. Segnaliamo che anche a Roverbella c’è una sede di Forza Nuova.
L’aggressione di Cremona non è un caso e si inserisce in un contesto europeo in cui l’estrema destra vince anche elettoralmente.
Di fronte all’impoverimento generalizzato causato dalle riforme di austerità per i neofascisti è molto semplice accusare i migranti di tutti i mali.
Con questa costruzione del discorso proteggono proprio chi sta guadagnando dalla precarizzazione del lavoro e dalla riduzione della proprietà pubblica a beneficio di quella privata.
L’agguato di ieri sera non parla solo ai militanti dei centri sociali quindi, ma a chiunque non voglia rivivere le barbarie che l’Europa ha già vissuto qualche decennio fa.
Chi fino a ieri sosteneva il je suis Charlie come pretesto per attaccare i musulmani, ieri era ad assaltare uno spazio di attività sociali e culturali.
CITTÁ PIÚ SICURE SENZA FASCISTI
SPAZIO SOCIALE LA BOJE!