Negli ultimi mesi abbiamo assistito al tentativo, a dir poco imbarazzante dei partiti e delle associazioni a sinistra del PD (che non consideriamo un partito di sinistra) di trovare una nuova dimensione organizzativa e politica. Nonostante gli scarsi risultati ottenuti, anche in termini elettorali, si continua a farneticare sull’unità della sinistra. L’unione di quattro burocrati come Civati, Vendola, e il redivivo Cofferati, con i loro corrispettivi referenti locali, non può dare il via a quel percorso di rinnovamento radicale che tanti di noi auspicano. La cosa si fa ancora più agghiacciante se, per legittimare la propria retorica stantia, si utilizzano esempi ed esperienze come quella di Syriza in Grecia o Podemos in Spagna, senza adeguatamente contestualizzare la nascita di queste organizzazioni,la loro storia e la situazione politica specifica, per elaborare poi specificatamente una pratica italiana nel contesto europeo.
Syriza nasce in Grecia prima della crisi da un processo lento cominciato all’inizio del millennio, sfociato in una ricomposizione organizzativa di varie realtà della sinistra extraparlamentare. Poco prima del 2012 e dei memorandum della Troika, questa coalizione era data nei sondaggi a poco più del sette per cento. Nell’arco di dieci anni, l’impoverimento drammatico e frustrante subito dalle classi popolari, è stato il detonatore che ha portato Syriza a diventare la maggiore forza di opposizione. Se la crisi non avesse colpito così duramente la Grecia sarebbe difficile immaginare tale risultato.
Ben diverso è invece il caso Spagnolo. In seguito alle imponenti manifestazioni della primavera 2011, la base del movimento spagnolo degli “Indignados” ha sentito la necessità di elaborare una propria piattaforma politica, prendendo le distanze da tutte le realtà politiche esistenti. Podemos rappresenta, quindi, questo desiderio di rottura radicale che investe tutta la società civile spagnola che in esso si riconosce; pur avendo una prospettiva di cambiamento esso è qualcosa di inedito sul panorama europeo , più simile ai percorsi di ricomposizione latino americani che al “fortuito” caso greco.
Se molte sono le differenze tra la realtà greca e quella iberica, sicuramente in comune hanno un rapporto dialettico e di reciproco riconoscimento, seppur parziale, con i cosiddetti movimenti “dal basso”; di quelle realtà che stanno faticosamente ed ostinatamente formulando un nuovo immaginario sociale e nuove modalità politiche mirate a superare le restrizioni della delega per rappresentanza.
A cospetto di tale complessità, ci appare ridicolo il tentativo dei nostri “partitelli” di azzeccagarbugli che sembrano basarsi sull’idea basti essere “a sinistra di Renzi” (come se fosse difficile!),volersi bene e stare tutti insieme per superare le difficoltà che hanno diviso negli ultimi anni. Ad essere maliziosi, si potrebbe pensare che i vari Vendola, Civati, Cofferati e i loro seguaci, siano più preoccupati del successo elettorale che del rinnovamento politico.
Anche noi di Favilla/ La Boje!, con umiltà, ci stiamo interrogando su come costruire una soggettività politica. Non abbiamo risposte immediate da fornire; ma prassi politiche nuove, strumenti di analisi adeguati alla nostra realtà ,maturati da attivisti che sulla propria pelle vivono le nuove forme di sfruttamento. Siamo disposti a condividere la nostra ricchezza e a dialogare con chiunque voglia seriamente affrontare, con noi, il tema della ricomposizione politica di una nuova soggettività di classe a patto che l’obbiettivo comune sia il ribaltamento dei rapporti di forza esistenti, non semplicemente l’immediato successo elettorale.
Favilla-Communia / Spazio Sociale La Boje!