Da ormai una settimana i lavoratori della fabbrica Belleli stanno conducendo una lotta esemplare: di fronte alla minaccia della vendita e della cancellazione dei diritti conquistati negli anni, hanno deciso di lottare.
Basterebbe questo per far risultare coraggioso lo sciopero dei giorni scorsi, in una fase in cui in Italia sono pochissimi a protestare, a rendere collettivo il proprio malessere e a generalizzare la propria rabbia. Proprio come abbiamo sostenuto nel caso della #Composad di #Viadana e di altre lotte nei poli della logistica.
I lavoratori hanno avuto il merito di mettere in campo la sospensione dal lavoro in modo visibile e pronto, in una dialettica che non rimanesse all’interno delle relazioni tra le parti, ma denunciasse la riduzione dei diritti per tutti.
Quanto avvenuto è pienamente nello spirito del #jobsact e delle leggi che vengono avanzate in ogni paese europeo (vedi la LOI TRAVAIL che sta producendo una fortissima ondata di proteste in Francia): l’abbattimento del costo del lavoro e l’eliminazione delle sue protezioni e dei conseguenti elementi unificanti.
In breve significa: eliminazione della contrattazione nazionale e delle precedenti garanzie, estensione della precarietà a tutta la carriera lavorativa e introduzione massiccia del lavoro gratuito e di forme di apprendistato, privatizzazione delle forme di protezione sociale, riduzione dei salari, agevolazione dei licenziamenti.
Oggi 17 marzo Exterran ha annunciato, dopo una settimana di dichiarazioni arroganti, che si presenterà al tavolo delle trattative per la vendita della Belleli, rinunciando così alla pretesa di eliminare un contratto aziendale costruito con decenni di lotte e sacrifici da parte dei lavoratori.
Sui quotidiani tutti si complimentano con il lavoro di mediazione dei politici (tra cui l’imprenditore Colannino, liquidatore nel 2008 di SOGEFI, de-localizzata in Slovenia per lucrare sui fondi pubblici anti-crisi) nell’ottenimento di questo risultato. Noi pensiamo invece che il merito vada soprattutto all’azione dei lavoratori, alla fermezza e alla freddezza con cui hanno preso, in assemblea, scelte importanti che hanno fatto sì che i lavoratori non fossero una variabile invisibile nelle trattative tra multinazionali e nelle incertezze dei mercati internazionali.
Belleli rappresenta il patrimonio delle lotte operaie a Mantova, uno dei simboli dell’orgoglio popolare della città poteva rimanere statico, un reperto di una stagione passata.
Con la lotta dell’ultima settimana invece i lavoratori dimostrano di saper maneggiare bene quel patrimonio, ponendo alcune richieste chiare e ferme, rigettano il ricatto della multinazionale, dimostrando che la loro fabbrica è loro e che possono gestirla autonomamente meglio di quaunque squalo della finanza.
Spazio Sociale La Boje!
Favilla – CommuniaMantova