“IL GRANDE SINDACATO”, LA COOPERATIVA E CONFINDUSTRIA: il circolo vizioso dello sfruttamento
a cura di LA BOJE!
Facciamo un passo indietro nel tempo, ben prima della crisi economica.
15 anni fa incomincia un processo di esternalizzazione, attraverso cooperativa, dei comparti aziendali in cui il lavoro è più pesante e meno qualificato. È il 2010 quando i lavoratori della Composad vengono licenziati con indennizzo per far spazio ai nuovi lavoratori delle cooperative che entreranno in subappalto. Cambierà anche il contratto nazionale di riferimento, dal legno a quello dei servizi logistici, molto meno tutelati.
L’ obiettivo è ovviamente quello di andare a ridurre i costi della produzione per avvalersi di una manodopera ancora da qualificare che potrà garantire il proseguimento delle attività produttive a minor costo è qui che si forma la Viadana Facchini.
I lavoratori, quasi tutti migranti, vanno a sostituire i lavoratori a tempo indeterminato che prima erano della Composad. La storia i padroni la vorrebbero dritta e lineare, ma purtroppo a volte ci sono imprevisti, come in questo caso in cui l’equazione “socio della cooperativa = lavoratore-sfruttato-senza diritti-silente-obbediente” ha preso pieghe inaspettate. I lavoratori hanno maturato una consapevolezza del proprio ruolo e dei propri diritti e sono determinati oggi a richiedere un l’adeguamento della al contratto nazionale della logistica (non rispettato) e la restituzione degli straordinari non pagati.
Con la logica degli appalti al ribasso infatti l’impresa risparmia, sarà poi la cooperativa (i lavoratori quindi) a dover far fronte ad un rimborso troppo ristretto o ad un monte ore troppo elevato.
L’anno scorso i lavoratori di Composad grazie ad ADL Cobas, una piccola e combattiva sigla sindacale, sono riusciti a creare un fronte e largo che è diventato maggioranza all’interno della cooperativa per richiedere il rispetto dei requisiti minimi per la tutela del lavoro. Può sembrare un fatto straordinario ai tempi della promozione del lavoro gratuito da parte dello stesso Poletti, ministro del lavoro e presidente di LEGACOOP, ma non è così.
Quella lotta produsse un accordo in Prefettura per 24 mesi di contratto e la garanzia di un osservatorio di controllo sugli appalti truffa, un risultato che dimostra che la lotta di qualcuno possa migliorare la condizione di tanti impiegati con le stesse modalità nel nostro territorio.
Quest’anno la dirigenza della ditta del gruppo Mauro Saviola, uno dei più influenti della Confindustria mantovana, è tornata all’attacco provando, con un sistema di scatole cinesi che ha coinvolto la cooperativa Viadana Facchini, ad eliminare dall’azienda la parte più combattiva e lavoratori.
Nonostante la capacità organizzativa e produttiva dei lavoratori di Viadana Facchini impiegati in Composad, indispensabile per scaricare i camion e predisporre le linee per l’imballaggio e il carico, la famiglia Saviola non ha mai pensato di incontrarli rifiutando anzi ogni mediazione nei tavoli istituzionali.
Gli imprenditori del legno (dai pioppi ai mobili kit passando per il legno riciclato), per quanto filantropi del verde dei rondò viadanesi, sembra abbiano insistito sul loro peso nell’economia locale per piegare il sindaco leghista e il prefetto (che ha ritrattato l’accordo dell’anno precedente affermando che non era vincolante).
Dopotutto quei lavoratori migranti, nell’impianto del razzismo istituzionale italiano, sono dei cittadini di serie B e il Gruppo Mauro Saviola non ha alcuna intenzione di lasciare spazio a dei sindacati che lottano (finalmente) nel mantovano.
Il lavoro c’è!
I posti di lavoro in Composad non mancano in questo momento, potrebbero essere ricoperti facilmente con l’assunzione diretta o con il riconoscimento delle sigle sindacali che controllano i 2/3 dei lavoratori (Adl Cobas e CISL), alle quali sono state promesse nuove assunzioni (con nuova cooperativa) senza poter vedere il contratto.
Un fatto strano se tralasciassimo che Legacoop, Confindustria e sindacati complici avevano finora mantenuto un equilibrio che gli poteva permettere alti profitti basati sullo sfruttamento delle maestranze.
Venerdì scorso questo quadro è stato maggiormente definito in modo chiaro dal tentativo della nuova cooperativa 3L, in realtà formata dallo stesso cda di quella precedente (fatta fallire strategicamente) di mettere sotto contratto la forza lavoro di Viadana Facchini (in lotta già da diversi giorni) con modalità torbide quali chiamate dirette e appuntamenti nelle case private.
Sono stati fatti firmare ai lavoratori, con una scarsa conoscenza dell’italiano, le dimissioni dalla precedente coop e la sottoscrizione del nuovo contratto senza che questo fosse stato presentato ai sindacati di maggioranza nel comparto.
All’interno della sede della cooperativa, oltre ai dirigenti di LegaCoop, erano presenti pure i rappresentati CGIL, pur essendo minoranza e sostenitrice di tutti gli accordi promossi da Saviola per stracciare quello dell’anno precedente (ottenuto con settimane di lotta fuori dai cancelli).
Cosa faceva in quel luogo la CGIL se non un pre-filtraggio su quali dipendenti potessero andare bene e quali no, nelle modalità conosciute con il caporalato nelle campagne del mezzogiorno o dei sindacati gialli infiltrati dalla mafia negli Stati Uniti?
L’intervento diretto di ADL Cobas e Cisl ha evitato che decine e decine di lavoratori si auto-licenziassero senza così poter conseguire nessun indennizzo e firmassero contratti senza comprenderli.
Dopo questi interventi e la grande manifestazione di sabato il presidio ha ripreso vigore e oggi si dimostra solidale forte e compatto a voler perseguire i propri obiettivi.
Smascherare questa farsa è stata una vittoria per la lotta in Composad perché oltre a ricreare unità tra i lavoratori, ha fornito qualche elemento in più per definire il quadro dello sfruttamento nei luoghi di lavoro nella nostra provincia e i soggetti che lo alimentano.