Lo Spazio Sociale LaBoje! aderisce alla Marcia NoTav che si terrà a Lonato (BS) sabato 5 ottobre.
In Valsusa come nel resto d’Italia, il Tav si è sempre rivelato causa di inquinamento, speculazione, corruzione e danni permanenti al patrimonio geografico e umano dei territori interessati.
Da sempre sosteniamo e supportiamo la mobilitazione del Coordinamento No Tav Brescia – Verona, impegnato nel contrastare i progetti di ampliamento del Tav sulla direttrice Brescia-Verona-Padova, che coinvolgono anche una porzione dell’Alto Mantovano.
Per questo, sabato saremo in piazza per ribadire il nostro NO a un’opera inutile, dannosa e figlia di un modello economico insostenibile e inaccettabile.
Alcuni dati, riportati dal Coordinamento:
• il saldo tra costi e benefici è negativo per 2,384 miliardi di euro, al quale andrebbe aggiunto il costo degli ingenti danni ambientali, non calcolati dall’analisi, legati a cantieri, inquinamento, gallerie e interferenze al reticolo idrico;
• il costo complessivo dell’opera è di oltre 8 miliardi di euro. Per il tratto gardesano tra Brescia e Verona (esclusi i tratti urbani quindi di cui ad oggi non esiste un progetto definitivo) si parla di 2,5 miliardi di euro. Il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha sottolineato la possibilità che i costi dell’opera aumentino in maniera considerevole viste le numerose ed evidenti lacune progettuali;
• progetti alternativi esistono, a partire dal miglioramento e potenziamento della linea storica. Ad oggi la tratta Brescia – Padova conta 142 treni al giorno ed è lontana dal punto di saturazione. Con accorgimenti tecnologici, già utilizzati per evitare la realizzazione del TAV Venezia – Trieste, si potrebbe arrivare addirittura a 220 treni giornalieri. Considerando, inoltre, che nessuna delle tratte AV fino ad ora realizzate in Italia rispetta le previsioni di traffico passeggeri con le quali si è giustificata la realizzazione;
• il costo di eventuali penali oscillerebbe tra 800 milioni e 1,2 miliardi di euro, a fronte di un costo complessivo di oltre 8 miliardi di euro. Bloccandola, si arriverebbe quindi ad un risparmio vicino a quei 7 miliardi di euro che il governo attuale ha tagliato a servizi essenziali come istruzione e sanità per risanare il debito pubblico.