IL DOPPIOGIOCHISMO NEOFASCISTA IN PIAZZA, SMASCHERATO
Come sta accadendo per tante altre categorie, anche le chiusure di palestre e piscine previste dall’ultimo Dpcm mettono in forte difficoltà gli operatori di settore, oltre che gli sportivi in generale. Nonostante la contraddizione tra la scarsità di contagiati nelle strutture sportive e limitazioni previste dal decreto, si è deciso di chiudere tutto perchè attualmente non c’è un’altra soluzione percorribile. Le chiusure del governo sono un segnale della confusione di tutto l’arco politico nell’affrontare il problema dell’epidemia mondiale senza voler affrontare le disuguaglianze economiche. Come abbiamo già denunciato, il problema non sono solo le chiusure in sé, ma il fatto che a queste chiusure non faccia seguito un efficace sistema di sostegno e redistribuzuone del reddito, né tantomeno un piano di potenziamento e tutela della salute pubblica.
In altre parole, oggi chiudere è necessario – ed è figlio degli errori e delle scellerate scelte politiche degli scorsi mesi – ma allo stesso modo è necessario dare sostegno e garanzie economiche a tutte le vittime di questo lockdown sotto mentite spoglie. Uno dei modi per farlo è intervenire su chi in questi mesi si è arricchito, istituendo una patrimoniale che non metterebbe sul lastrico nessuno ma contribuirebbe a redistribuire le ricchezze garantendo salute e prospettive a chi sta pagando una crisi sanitaria ed economica di cui non è responsabile.
Detto questo, ci sentiamo in dovere di fare chiarezza sulla manifestazione organizzata dal sedicente Coordinamento Sport Mantovano di ieri.
A quanto ci risulta, questa manifestazione è stata quasi interamente orchestrata da attivisti di CasaPound che sono proprietari e/o gestori di palestre nella provincia di Mantova. Sono le stesse persone che sbandieravano tricolori sotto al palco di Salvini pochi mesi fa, e che ieri si sono presentati in piazza come poveri sportivi disinteressati. Si tratta di una strategia sottile e subdola, che dietro ad apparentemente legittime prese di posizione di categoria nasconde figuri da cui ben guardarsi quando si parla di partecipazione democratica e proteste. Si tratta di una strategia tutt’altro che nuova da parte dei neofascisti: provare a nascondere le proprie idee razziste e liberticide dietro a valori generici e incontestabili, come nel caso del “diritto allo sport”.
Il portavoce della manifestazione di ieri, Lorenzo Simoncini, è già noto per essere un attivista dei neofascisti di CasaPound: con loro, nel mese di maggio ha organizzato a Mantova le manifestazioni delle “Mascherine Tricolori”, con cui l’organizzazione neofascista ha provato a cavalcare le fake news anti-lockdown. Lo si vede in altri appuntamenti affini anche a Milano e Roma, poco prima del comizio del segretario nazionale di CasaPound Simone Di Stefano.
Nella palestra gestita da Simoncini, inoltre, è attivo un altro comprovato militante di CasaPound che con lui ha organizzato la manifestazione di ieri: lo vediamo parlare al microfono nei video condivisi online dalla pagina facebook della palestra stessa. Si tratta di Saverio Usai, istruttore in palestra e sindacalista UGL in Polimeri. Chi non conoscesse il sindacato di destra UGL, è lo stesso che due mesi fa ha realizzato un accordo separato con Confindustria per stracciare le conquiste ottenute dalle lotte dei rider ultrasfruttati.
Insomma, saranno anche stati in piazza per difendere la categoria, ma a noi sembra tutt’altro che un’iniziativa disinteressata: fa sorridere di amarezza, ad esempio, la richiesta fatta ai partecipanti di indossare una mascherina o di portare una bandiera tricolore «per evitare strumentalizzazioni politiche». Considerata la natura neofascista delle Mascherine Tricolori in quanto organizzazione, ci sembra al contrario che la strumentalizzazione sia ben chiara e palese.
Organizzarsi e manifestare anche attraverso la presenza in piazza è sacrosanto, soprattutto in un momento come questo, in cui tante e tanti stanno subendo una crisi devastante. Sappiamo che ieri in piazza c’erano tante persone spinte da motivazioni condivisibili. Ci spiace per tutti coloro che pensavano di partecipare a una semplice “manifestazione per lo sport”, oppure per chi non sapeva che i suoi promotori sostengono teorie sulla supremazia della razza bianca, ma la protesta di ieri per molti versi si è rivelata l’ennesimo tentativo neofascista di legittimarsi di fronte a un pubblico più ampio, spesso attratto col pretesto di una lotta comune. Risulta evidente la natura doppiogiochista di chi ha promosso la manifestazione di ieri, organizzata sotto le mentite spoglie di addetti ai lavori neutrali. Per quanto ci riguarda, non c’è niente di neutrale, e c’è molto di subdolo: non basta nascondersi dietro il nome di una palestra o di un circolo sportivo per celare la propria identità. Fascisti e nostalgici rimangono feccia da contrastare e condannare, anche e soprattutto quando fingono di essere semplici appassionati.