LA CRISI È GLOBALE, NON (SOLO) DI GOVERNO

Quali che siano le motivazioni, e quali che saranno gli esiti, una cosa è certa: la crisi di governo in corso non fa altro che aggiungere caos al caos, esasperando ancor di più una drammatica situazione di difficoltà e incertezze causate dall’emergenza pandemica. In un clima di grande confusione e ancor maggiore frustrazione dovuta alla tuttora tragica situazione sanitaria e sociale, ci troviamo quindi a dover sorbire l’ennesima cronaca di trame di palazzo e sotterfugi di potere mentre quaggiù nel mondo vero si continua a (soprav)vivere senza una prospettiva concreta di soluzioni efficaci all’emergenza in corso. Paradossalmente, le critiche mosse da Italia Viva alla gestione dell’emergenza sono state le uniche nell’arco parlamentare ad essere entrate nel merito delle scelte del governo Conte.

Ciò non toglie che tali critiche siano strumentali e pretestuose, e che abbiano come vero scopo la rottura di equilibri parlamentari non graditi a Renzi. Non dimentichiamo, infatti, che è stato lo stesso Renzi a tagliare 20 miliardi di spesa pubbica per la sanità tra il 2014 e il 2016, mentre oggi si fa paladino della richiesta di aumentare i fondi del Recovery Plan da destinarvi. Da una parte dunque, la caotica e insufficiente risposta del Governo alla crisi sistemica della pandemia in corso; dall’altra, lo sciacallaggio politico di chi, in nome di tornaconti strategici tutti da dimostrare, sta cercando di affossare la maggioranza nel momento meno opportuno.

È difficile scegliere il peggiore: il governo di Conte è formato da chi fino a un anno fa governava con la destra populista (i 5 Stelle) e da chi ancor prima ha emanato leggi abominevoli e razziste come il decreto-Minniti (il PD); Italia Viva è l’odierno partito di chi ha definitivamente massacrato – tra gli altri – il diritto al lavoro e quello all’istruzione con Jobs Act e Buona Scuola. E sono solo gli esempi più lampanti. Nel mezzo, un Paese stremato senza una vera strategia per affrontare questi mesi bui. Assistenzialismo saltuario e colpevolizzazione dei comportamenti individuali continuano ad essere le uniche strategie economiche e retoriche per far fronte alla pandemia; guai a fermare la produttività, guai a fermare i consumi. Ogni azione fuori dal triangolo lavoro-acquisti-casa (per chi è abbastanza fortunato da avere accesso a questi tre elementi) è superflua, dannosa ed irresponsabile.

Ma come andiamo ripetendo da mesi, non è criminalizzando le individualità che si risolve un problema globale e collettivo. Nessun piano per far ripartire la didattica in sicurezza, nessuna iniziativa per il reddito di base in emergenza, nessuna pianificazione di una campagna vaccinale oltre che di tracciamento e screening gratuiti e accessibili. Queste sono le mancanze, questi sono gli atti criminali, molto più che la famigerata movida. E mentre chi non si ammala di Covid19 è sempre più esposto a un disagio psicologico e sociale il cui vaccino non esiste, la politica parlamentare si fa la guerra mascherandosi dietro sedicenti decisioni per il bene del paese e della democrazia. La pandemia ha mostrato i limiti del sistema liberista e ha dimostrato che – ancor più di 10 anni fa – siamo il 99% che raccoglie le briciole dell’1% di questo mondo in rovina. Le risorse per uscire da questa crisi ci sono, i vari Recovery Plan lo hanno dimostrato.

Mettere in discussione le attuali strategie di gestione della crisi deve significare mettere in discussione il modello economico e sociale in atto, e non sindacare sui piani per le infrastrutture (che, per inciso, nelle intenzioni di Renzi significa continuare a finanziare le grandi opere come la TAV). Quella che serve è una società più giusta e più solidale, dove nessuno venga lasciato indietro. Con buona pace delle crisi di governo.