Come in tante altre città italiane e non solo, sabato 22 maggio scendiamo in piazza per un presidio in difesa e a sostegno del popolo palestinese, perseguitato da decenni e attualmente vittima dell’ennesima aggressione militare da parte dell’esercito israeliano.
Non ci può essere alcuna soluzione pacifica finché permane un regime di apartheid verso i palestinesi. Non possiamo parlare di un conflitto tra due Stati e chiunque continui a rappresentare il contesto in questo modo fa l’interesse dell’espansione territoriale israeliana. Non è una guerra tra due eserciti, ma un’aggressione militare di uno dei più potenti eserciti del mondo contro un popolo
Dal 1948 ad oggi Israele non vuole “esistere in pace”, ma vuole estendersi e occupare sempre più terre. L’operazione militare che sta mietendo vittime tra Gaza, la Cisgiordania e i campi profughi di Libano e Giordania è partita dalle ripetute provocazioni della destra israeliana e della polizia contro la resistenza agli sgomberi delle case dei palestinesi a Sheikh Jarrah (Gerusalemme est). L’obiettivo della destabilizzazione, oltre a mantenere uno stato di guerra interna permanente che piega il dibattito nella società israeliana sui temi della destra ultraortodossa, è quello di permettere a Netanyahu di formare un governo con i partiti che vogliono la pulizia etnica per gli arabi e l’egemonia totale su Gerusalemme.
Le proteste degli ultimi giorni si stanno esprimendo in una molteplicità di modi: la resistenza passiva, il lancio delle pietre, i flash mob, le marce contro il muro. Nelle iniziative contro l’ennesima aggressione dell’esercito israeliano nei territori occupati c’è un altissima partecipazione di giovani israeliani insieme ai palestinesi. Questo movimento misto e lontano dagli scontri confessionali va sostenuto a livello internazionale nella campagne che promuovono il boicottaggio dei prodotti israeliani, il disinvestimento negli accordi commerciali e le sanzioni economiche per questo stato coloniale.
Chiunque voglia confondere questo movimento plurale e radicale con i missili di Hamas, fa il gioco dell’occupazione israeliana e dei suoi potenti mezzi mediatici che vorrebbero rappresentare i palestinesi come un popolo di barbari tagliagole e Israele come la patria delle libertà e dei diritti civili. Non stiamo a questo gioco perdente: non ci sono diritti per le persone a cui piovono in testa le bombe e non si toglie spazio al razzismo etnico-religioso confondendo un gruppo con un popolo. Sosteniamo la solidarietà internazionale a* palestinesə rispettiamo il diritto all’autodeterminazione dei popoli!