Hacking inteso come diritto e arte di ‘mettere le mani’ sulla tecnologia e sui suoi prodotti. Il collettivo Synusia ha dato vita a un HackLab che pone in primo piano le tematiche relative alla sicurezza, al software libero e alla condivisione del sapere, unendo in un unico progetto tutti gli ‘acari’ del triveneto. Lo stesso sta facendo il nuovo HackLab di Bologna, che lotta per la libera circolazione dei saperi e per i diritti digitali. Un’altra fonte di sperimentazione e di scambio di informazioni sulla tecnologia è il collettivo Reload ö reality hacking, ora in cerca di un nuovo spazio dopo lo sgombero prima da piazzale Segrino e recentemente da Via Confalonieri a Milano. Wirless, internet point, radio, video e workshop sono le attività di studio, ricerca e sperimentazione di un laboratorio che si propone di amplificare le idee, l’uso della tecnologia, le tecniche di informazione e il free software, provenendo da diverse esperienze cittadine di attivismo digitale e non. Azioni e nuovi progetti stanno animando i quartieri e le strade della città di Milano, fra cui la recente iniziativa a favore della privacy e dell’anonimato in contrapposizione con la presenza ormai diffusa delle telecamere di sorveglianza. Uno ‘sciopero’ di 101 telecamere milanesi, oscurate per vivere per una notte nella libertà di movimento.
Tatiana Bazzichelli – neural.it
Nel nord d’Italia, da Milano al triveneto, come risposta alle politiche di tolleranza zero e di progressiva chiusura dei confini cittadini e nazionali, sono nate nuove realtà hacktiviste che continuano a sopravvivere nonostante i numerosi tentativi di cancellarle. Synusia, il nuovo HackLab del triveneto e Reload, il nuovo spazio che, nonostante i numerosi sgomberi, riesce sempre a rinascere, sono l’esempio dell’energia e della propositività di chi porta avanti fermamente il concetto di hacking.