Nel primo caso, un lavoratore parasubordinato che va in pensione a 57 anni di età, con 35 anni di contributi, e con un reddito annuo pari a 15.493 euro, crescente dell’1% annuo in termini reali, percepirà da 6.600 a 7.523 euro l’anno a seconda dell’aliquota contributiva. Ad esempio, secondo l’attuale progressione contributiva (in questo caso l’aliquota cresce di mezzo punto percentuale ogni due anni andando a regime al 19% nel 2028), la pensione sarà calcolata al 30,4% dello stipendio e cioè 6.600,32 euro l’anno. Se invece si considera che l’aliquota cresca di mezzo punto percentuale ogni anno andando così a regime al 19% nel 2014, la pensione si attesterà sul 33,1% dello stipendio (7.194,76 euro). Infine, potrà raggiungere il 34,6% dello stipendio e cioè (7.523,90 euro) qualora l’aliquota cresca di un punto percentuale ogni anno andando a regime nel 2027 (per raggiungere invece il 19% nel 2007 la crescita è prevista di solo mezzo punto percentuale). Andando in pensione a 65 anni, il parasubordinato potrà contare su una somma di poco maggiore ma comunque non superiore al 45% dello stipendio. In particolare, con l’attuale progressione contributiva percepirà 8.580,41 euro ossia il 39,5% dell’ultimo stipendio. Con l’aliquota che cresce dello 0,5% ogni anno, la pensione arriverà a 9.353 euro cioè il 43% dello stipendio. Ultima ipotesi, con un’aliquota che cresce di un punto percentuale ogni anno, la pensione arriverà al 45% dello stipendio, cioè 9.781 euro.
Non supererà il 45% del reddito finale la pensione di un parasubordinato: è questo il «massimo» che potrà raggiungere dopo 35 anni di lavoro e partendo con un reddito di poco più di 15mila euro l’anno, che cresce in termini reali dell’1% annuo, e sia se vada in pensione a 57 o a 65 anni. E’ quanto emerge dall’ultimo Rapporto dell’Inps. Dalla simulazione fatta dai tecnici dell’istituto, si prendono in considerazione due casi, e cioè se il lavoratore va in pensione a 57 o a 65 anni.