Dormitorio e repressione: è tempo di parlarne insieme

Questo testo è stato scritto dalle persone che si sono trovate davanti al dormitorio di via Ariosto la mattina del 31 luglio per aiutare chi stava rimanendo fuori dalla struttura senza avere un posto dove andare.

Oltre a descrivere la situazione che si è presentata davanti ai nostri occhi e a dare voce agli ospiti del dormitorio, abbiamo provato nella seconda parte ad analizzare gli elementi che compongono il contesto in cui è inserita questa vicenda.

Non vogliamo solamente mettere in discussione la rassicurante versione ufficiale sulla vicenda, ma ci piacerebbe che questo sia un punto di partenza per discutere e approfondire una serie di temi che sono compressi dalla spirale che unisce politiche neoliberiste e l’egemonia culturale antisociale.

📢Ne individuiamo alcuni: le politiche migratorie, il caro casa e il diritto all’abitare molto precario, il diritto alla salute e alla cura che è ancor più debole verso le persone con fragilità psichiche e sociali, la precarizzazione di lavoro e strumenti di welfare, le dipendenze e le politiche proibizioniste verso il consumo di sostanze psicoattive, la paranoia securitaria e la videosorveglianza.

Desideriamo incominciare ad affrontare questi temi nei prossimi mesi a partire dalla condivisione di questo testo con operatori, educatori, utenti, abitanti delle periferie, migranti etc. . La necessità che abbiamo tutt* non è solo quella di tenere insieme le società in cui viviamo, ma incominciare ad unirci per resistere alla frantumazione di ogni diritto sociale e civile.

Spazio sociale La Boje!

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Proprio nei giorni in cui il governo più a destra della Repubblica italiana ha tagliato il reddito di cittadinanza a 169mila persone tramite un sms, la giunta più “caruccia” d’Italia ha chiuso la struttura che ospitava il dormitorio e il pensionato sociale di Mantova.

Aperto 25 anni fa nel quartiere popolare di Valletta Valsecchi era gestito da ASPeF, l’azienda di servizi alle persone e alle famiglie con cui il Comune di Mantova gestisce, oltre al dormitorio e allo studentato, le Farmacie Mantovane srl e due case di riposo.

In questi due decenni e mezzo la struttura è stata gestita sempre dalla stessa figura che, se da un lato ha ammortizzato le necessità disparate che venivano lì “assorbite”, dall’altro ha avuto un approccio molto variabile e personalista.

Oggi molte figure della politica cittadina affermano che la chiusura del dormitorio è dovuta alla malagestione dello storico responsabile, che però ha sempre fatto comodo quando bisognava nascondere sotto al tappeto la polvere ( i senzatetto ), soprattutto durante eventi come il festival letteratura. Durante il periodo invernale e nei momenti in cui il sistema di accoglienza non riesce ad assorbire tutte le richieste, il dormitorio è sempre stato un luogo a cui rivolgersi per quanto insufficiente ed inadeguato.

Dal 31 luglio sono rimaste fuori 4 persone che avevano una stanza singola ciascuno all’ultimo piano a 180€ al mese e 9 ospiti del dormitorio. Contemporaneamente ha chiuso i battenti anche il positivo progetto di drop-in organizzato da StradeBlu nel centro Colibrì a qualche centinaio di metri dalla sede.

Il fatto che questa operazione sia stata attuata in piena estate, quando molti uffici e servizi sono chiusi o a mezzo servizio, in contemporanea con la conclusione dell’attiguo progetto di educativa di strada, che avrebbe potuto aiutare non poco chi è rimasto fuori dalla struttura, dà l’impressione che le istituzioni volessero “liberarsi” di queste persone.

Il dormitorio ospitava lavoratori saltuari che abitavano al pensionato sociale del terzo piano e ai primi due piani, in 5 per stanza, individui con fragilità psicosociali, cittadini immigrati che hanno perso il lavoro, migranti da poco tempo sul territorio, soggetti con dipendenze e persone con problemi psichici.

Un contesto come questo non è mai “esploso”, ma sicuramente non ha aiutato i soggetti che l’hanno attraversato a costruire percorsi di autonomia. Non solo perché non c’erano regole chiare su chi poteva stare e quanto, ma anche perché i servizi pubblici relativi all’abitare di Mantova e provincia sono insufficienti. Da tanti anni denunciamo che un dormitorio da (35-50 posti) non può sopperire ai problemi generati dalle disuguaglianze economiche (globali) in una provincia di mezzo milione di abitanti. La struttura di via Ariosto si fa infatti carico di tutte le situazioni della provincia anche se non gli competono poiché nessun comune è provvisto di una struttura di questo tipo.

Le proposte fatte agli ospiti del centro di via Ariosto spesso non hanno tenuto conto della loro condizione, dei loro tempi e soprattutto dei tempi del mercato del lavoro e del mercato immobiliare.

Uscire con tre mensilità anticipate per un affitto senza considerare la difficoltà di queste persone ad avere un’occupazione stabile, a trovare una casa e ad affrontare le proprie difficoltà, non è la costruzione di un percorso, ma un’imposizione paternalistica. Ricordare i limiti o le dipendenze che affliggono alcuni degli ospiti rimasti fuori serve solo a provare a salvarsi la coscienza: è irreale che una città di 50mila abitanti non riesca a prendersi cura di 13 persone. Stigmatizzare e criminalizzare gli ultimi è il peggior modo per difendere i diritti di tutti, speriamo che nei prossimi giorni la giunta, insieme agli enti del terzo settore che hanno spazi a disposizione, si impegnino a trovare una sistemazione a tutti.

Continuare a ripetere che sono state offerte soluzioni alternative, con solo un mese di anticipo, a persone che da tempo frequentano circuiti assistenziali o non hanno una piena autonomia, significa adottare un approccio autoritario e paternalista verso le marginalità della nostra società, come il neoliberismo comanda.

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Il quartiere, le disuguaglianze e il nuovo dormitorio

Nel contesto aperto dalla crisi economica dei mutui subprime del 2007/8, l’incertezza di un rapporto continuativo di lavoro o di un reddito si è aggravata con lo smantellamento dei servizi del welfare: sono stati tagliati, delimitati dal sistema dei bandi nel tempo e nelle risorse e affidati a soggetti terzi per i quali gli utenti sono anche fonti di bilancio.

Invece di prevedere strutture e strumenti di welfare di pianificazione economica per non diventare poveri, ci sembra ci sia una crescente tendenza della politica a gestire insieme al terzo settore le emergenze sociali attraverso il sistema dei bandi e del moloch PNRR. I bandi si vincono con le proposte economicamente più vantaggiose o li vince chi ha più ramificazioni sul territorio, se qualcosa non va spesso gli operatori hanno paura a denunciare perchè “no bando = no posto di lavoro”.

L’assenza di capacità di progettare il welfare comunale nel lungo periodo diventa ancor più problematica poiché la nostra società è attraversata da profonde incertezze in termini economici, culturali, ambientali e nel lavoro di cura. Quest’ultimo è sempre più residuale, le famiglie sono in diversi contesti abbandonate nel lavoro educativo e di cura. Le fragilità psicologiche e psichiatriche non hanno la certezza di avere luoghi di ascolto e vengono sempre più spesso affrontate con la prescrizione di pilloline e psicofarmaci.

Il piano del razzismo istituzionale crescente nel nostro Paese, ovvero 25 anni di leggi sulle migrazioni che obbligano i migranti ad una costante precarietà, non può essere ignorato dagli amministratori quando prendono decisioni di questo tipo. Il recente decreto “Cutro” ha improvvisamente eliminato la protezione speciale, trasformando da un giorno all’altro persone con diritti e doveri in clandestini.

A questo livello dei diritti si somma un mercato del lavoro che non ha reti di salvataggio e un costo della vita che non lascia molti spazi al risparmio. Chi non ha dietro una famiglia, deve sperare di non perdere il lavoro e non dover affrontare spese improvvise. Da questo punto di vista andrebbe inquadrata la campagna martellante contro il reddito di cittadinanza e l’assenza di risposte sul salario minimo, due misure della sfera welfare-lavoro presenti in tutta Europa.

Il progetto del nuovo dormitorio è già stato annunciato ed aprirà nella primavera del 2024 e prevederà servizi igienico-sanitari, uno sportello e camere per 15 giorni, da cui poi si avvieranno progetti di inserimento con i maggiori soggetti del terziario sociale mantovano. Non ci sarà un progetto di ampliamento o una sede alternativa che preveda uno spazio notturno per i senzatetto, nonostante il problema dell’assenza di spazi per questi esseri umani si presenti ciclicamente, diventando vitale ogni inverno ( ci siamo dimenticati delle persone che dormivano al pronto soccorso o di quelle sotto i portici di piazza Sordello? ). Al contempo ci chiediamo se verrà finalmente prevista una zona o un luogo per uno luogo di cura dedicato alle donne, le principali vittime di violenze, o questi servizi rimarranno appalti in mano alla Curia? Aggiungiamo che in un contesto internazionale che vedrà un aumento delle migrazioni dovute (anche) al cambiamento climatico, le zone più ricche del mondo dovrebbero incominciare a pianificare la presenza di spazi di assistenza e cura. La giunta di Mantova ha invece tranquillizzato il comitato Valletta Valsecchi (un gruppo di cittadin* del quartiere che ha alcuni rapporti con la lista Gialla del sindaco e con la parrocchia Gradaro * ) dicendo che nella nuova struttura ci saranno meno persone e per meno tempo. Nel mentre sui social qualcuno propone di spostare il dormitorio in mezzo al nulla, forse nostalgico degli antichi lazzaretti in cui andavano a morire i malati, attirando l’attenzione di qualche politico cittadino.

I poveri devono stare lontani e se non lo fanno gli possiamo dare un bel “daspo urbano”, lo strumento introdotto da Salvini nel pacchetto sicurezza del governo giallo-verde.

Si vuole evitare l’assistenzialismo, ma con risorse scarse e senza la possibilità di pianificare sul lungo periodo, le politiche sociali possono essere unicamente assistenziali.

Come tutta la politica istituzionale oggi, si devono rendere i nostri territori appetibili per le multinazionali della logistica o per gli agenti del turismo, ma poveri di strutture di cura e di progetti di unità sociale che potrebbero attirare troppi poveri, migranti, portatori di fragilità psichiche. Questo approccio sulla difensiva rispetto alle sfide che globalizzazione, neoliberismo e politiche di austerity hanno posto sulle nostre comunità, porta chiaramente ad una vittoria delle destre, di chi ti dice che di poveri e migranti non ne vuole proprio sapere.

Ci teniamo a precisare che le sfide poste dalla globalizzazione e dai piani di austerità vanno ben oltre le capacità e la cultura politica delle giunte comunali e sarebbe sbagliato etichettare le “giunte Palazzi” come antisociali, ma questo episodio dimostra l’assenza di volontà nel percorrere strade alternative. A volte inseguire il consenso non evita di perdere voti.

La chiusura del dormitorio per ristrutturazione è stata annunciata a fine giugno e a questa sono seguite un paio di operazioni di polizia (concluse con un nulla di fatto) e alcuni articoli che esasperavano i rapporti tra quartiere e dormitorio. La stampa ha subito inscatolato la vicenda in un rapporto conflittuale tra residenti e ospiti del dormitorio, quando in realtà il quartiere mantiene una storica attitudine solidale, per quanto la crisi e l’aumento del costo della casa stia facendo soffiare anche qui venti antisociali.

ALER ha progressivamente disinvestito nel suo patrimonio immobiliare, preferendo aspettare che il tempo rovini appartamenti e condomini, senza ristrutturarli, in modo da venderli senza spese. L’azienda municipale ASTER non riesce a sopperire a questo calo e il mercato immobiliare ha fatto lievitare gli affitti anche nelle fasce periferiche della città. A questo contesto va aggiunta una diffusa difficoltà a far fronte al caro energia, gli inquilini faticano a pagare le bollette perchè invece di essere tutelati da servizi pubblici e forme di “equo canone”, sono abbandonati nelll’accesso ai beni comuni ad un mercato privato speculativo. Contemporaneamente a questa dinamica il valore degli immobili si sta abbassando: se da un lato alcuni fondi immobiliari internazionali hanno già messo gli occhi sull’Italia da qualche anno, dall’altro i proprietari di piccoli appartamenti di periferia, distanti da Wall Street, se la prendono contro ogni episodio di povertà manifesta o frizione sociale.

È più facile diventare cattivi quando si fa fatica ad arrivare a fine mese e la gestione di questa vicenda non aiuta a far crescere la solidarietà tra le persone.

* Il riferimento al Comitato di Valletta Valsecchi è semplificativo per necessità di sintesi, non vogliamo di certo etichettare il loro prezioso lavoro. L’obiettivo del nostro testo era quello di dare una panoramica delle voci che sono intervenute sulla vicenda. Il comitato non ha appartenenze politiche e nel corso degli anni ha costruito diverse iniziative con diverse realtà dell’associazionismo locale.

Articoli sul dormitorio degli ultimi mesi

Articolo del 14 giugno dove Caprini spiega il progetto del nuovo dormitorio

https://gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cronaca/2023/06/14/news/chiude_dormitorio_mantova_trasferiti_ospiti-12857293/

Articolo del 14 giugno dove Caprini sottolinea, per tranquillizzare i residenti, che la nuova stazione di posta ospiterà meno persone e verrà rifatta la videosorveglianza e la recinzione esterna. Non si parla di progettualità, ma di tempi rapidi. 

«Entro metà luglio – aveva spiegato lassessore nella sede del centro sociale che si trova proprio di fronte al dormitorio – partiranno i lavori di riqualificazione della struttura che subirà interventi strutturali, ma verrà anche riorganizzata nei servizi. Avrà meno posti ma sarà più efficiente e presidiata. Dai cinquantaquattro odierni si arriverà a poco più di trenta, di cui dieci di prima accoglienza. In sostanza, chiuderà il pensionato sociale che oggi prevede venti posti».

La struttura verrà anche resa più sicura con un nuovo impianto di videosorveglianza, il rifacimento della recinzione e dellilluminazione: in totale 910mila euro che arriveranno interamente dal Pnrr.

https://gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cronaca/2023/06/14/news/dormitorio_mantova_difficili_rapporti_abitanti_valletta_valsecchi-12857309/

Articolo 23 giugno sulle insufficienti proposte di uscita del comune

https://gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cronaca/2023/06/16/news/se_anche_il_dormitorio_di_mantova_chiude_mi_hanno_detto_di_cercarmi_casa-12861825/

Blitz antidroga – 3 luglio + dichiarazioni di Banchieri (forza Italia) e Palazzi su sicurezza e spaccio 

https://gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cronaca/2023/07/03/news/blitz_anti-droga_al_dormitorio_di_via_ariosto_a_mantova-12889393/

Blitz antidroga – 4 luglio 

https://gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cronaca/2023/07/04/news/blitz_anti-droga_al_dormitorio_a_mantova_denunciato_un_54enne-12891140/

La Voce di Mantova – 31 luglio 

Articolo chiusura dormitorio –  1 agosto 

https://gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cronaca/2023/08/01/news/il_dormitorio_di_mantova_chiude_presto_il_via_al_restauro_io_finito_in_strada-12976242/

Lettera di Caprini – 2 agosto 

https://gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cronaca/2023/08/02/news/dormitorio_chiuso_per_lavori_lassessore_chi_protesta_non_ha_accettato_alternative-12977964/