controriforma a reti unificate

retiunificate Il ministro della più o meno pubblica istruzione Gelmini, sulla scia dei precedenti governi, si propone di passare alla storia per aver partorito l’ ennesima riforma volta a distruggere la scuola pubblica, dalle elementari, all’ università. Come ci ha già dimostrato il precedente ministro Fioroni, dietro le parole ‘efficienza’ e ‘qualità’, si nascondono tagli per 8 miliardi di euro e scuole dove la didattica viene subordinata agli interessi aziendali e gli studenti hanno sempre meno voce in capitolo.
retiunificateIl ministro della più o meno pubblica istruzione Gelmini, sulla scia dei precedenti governi, si propone di passare alla storia per aver partorito l’ ennesima riforma volta a distruggere la scuola pubblica, dalle elementari, all’ università. Come ci ha già dimostrato il precedente ministro Fioroni, dietro le parole ‘efficienza’ e ‘qualità’, si nascondono tagli per 8 miliardi di euro e scuole dove la didattica viene subordinata agli interessi aziendali e gli studenti hanno sempre meno voce in capitolo.
I tagli dovranno essere realizzati mediante l’abbattimento del 17% degli organici, il che significa 148.000 posti di lavoro in meno: 101.000 docenti e 47.000 tra il personale amministrativo,tecnico ed ausiliario. Tutto questo comporterà una massiccia espulsione di precari, un aumento degli alunni per classe fino a 35, una riduzione delle ore di lezione,un attacco al tempo pieno e al sostegno all’handicap, la cancellazione delle scuole con meno di 500 alunni/e, minacce al diritto alla salute di docenti ed ATA con il decreto Brunetta.
Alla faccia della qualità verrà reintrodotta la figura del maestro unico, tuttologo, che solo dovrà gestire classi sempre più numerose e multietniche. Questa controriforma ci vuole portare indietro di un secolo, abbatte il sistema educativo pubblico dalle fin dalle elementari,coprendolo poi con carnevalate da regime come l’ imposizione del grembiulino.
La scuola italiana è in condizioni disastrose, le strutture da rinnovare e la didattica non ha nessuna innovazione, gli studenti non hanno più voce in capitolo e diventano semplici pedine. Scuola e istruzione pubblica dovrebbero essere un diritto di tutti, ma anche sulla spinta delle lobby vaticane si sta assistendo ad una parificazione tra scuola pubblica e privata paritaria. La politica della Gelmini va proprio in questa direzione, si innalzano i finanziamenti agli istituti privati, entrano le aziende nei consigli d’ istituto e i presidi potranno decidere quali insegnanti assumere, a seconda del prestigio, delle idee politiche o delle amicizie personali.

Si crea così una divisione tra pubblico e privato, tra scuole di serie A e serie B, tra licei che formeranno le classi dirigenti e istituti professionali completamente soggiogati dagli interessi formativi delle industrie limitrofe. La scuola rinuncia al suo aspetto educativo per diventare ‘ fabbrica di precari’ asservita ad industriali ed economisti.


Blocchiamo queste riforme e riprendiamoci il diritto di parola, noi studenti saremo i primi a subire queste politiche, dobbiamo essere gli ultimi ad arrenderci!
di csacatoro

Un commento

  1. Dal manifesto 30/09/2008

    Sono un genitore della scuola Iqbal Masih della periferia sud est di Roma, in mobilitazione permanente dal primo settembre e vi scrivo da queste mura che sono ormai come una seconda casa. Siamo in emergenza, in allarme rosso e non c’è un’ora da perdere perché dobbiamo bloccare il Decreto Legge 137 del ministro Gelmini. Molti capiscono che è una legge dannosa per la scuola pubblica, ma solo chi è dentro questo mondo può già percepire la violenza che si sta abbattendo addosso ai nostri figli. Dietro la formula del “maestro unico” (e la farsa del grembiulino) ci stanno togliendo sotto gli occhi una delle poche cose che funzionano in Italia: la scuola primaria del tempo pieno. Noi siamo angosciati dalle notizie che arrivano dal ministero e la disinformazione in atto, ma anche carichi e determinati a vincere questa battaglia o a vendere cara la pelle.
    In questi giorni qui all’Iqbal Masih succedono cose incredibili: genitori già gravati da cento impegni e maestre e maestri di tutte le classi si stanno trasformando in leoni che lottano. Il 15 settembre, alla prima campanella, abbiamo deciso di occupare la scuola. E’ stata una decisione presa alla maniera classica con alzata di mano durante un’affollata assemblea, ma per il resto tutta questa esperienza è nuova, fresca, totalmente autorganizzata di giorno in giorno. Simonetta Salacone, la direttrice, la chiama presidio permanente ed è felice di aprire la scuola a questa esperienza che ci fa crescere tutti e ci permette di comunicare e spiegare le ragioni della lotta. Nella sala grande del plesso abbiamo fatto la nostra base e c’è un via vai continuo di gente che viene per restare o solo per portare un appoggio o prendere contatti o portare una torta per i bimbi. Arriva il pedagogo Alberto Alberti a raccontare perché fu deciso di introdurre i due maestri e il tempo pieno e fa un discorso chiaro davanti a trecento persone: “Chi dice riduciamo il tempo nella scuola non ce l’ha col tempo pieno, ce l’ha con la scuola! Vogliono che i ragazzi vengano bocciati per mandarli alla scuola privata, vogliono clienti per la scuola privata.” Quando scende la sera srotoliamo i sacco a peli e i materassini per dormire tutti insieme, bambini, maestre e noi genitori in un clima di gioia e eccitazione che è difficile da contenere. Questa notte a scuola oggi è speciale e vale più di un giorno di lezione normale. Sono le esperienze formative come queste che fanno la conoscenza e oggi impariamo a lottare per i nostri diritti. Se ci si addormenta a mezzanotte, per questa volta non fa niente. Piano piano scende il silenzio e noi “grandi” facciamo turni di “guardia” ogni due ore, e che sia un’occupazione nuova si vede anche quando arriva la pattuglia della polizia al cancello: ci chiedono se abbiamo bisogno di qualcosa e che possono fare per noi, poi si allontanano dicendo che abbiamo ragione. Sveglia alle 6.30 per pulire tutto, alle 8 comincia la lezione regolare, arrivano gli altri genitori con i loro figli. C’è chiaramente anche chi è scocciato dagli striscioni, dalle magliette, dalle assemblee, dalle foto e gli articoli sui giornali. Mentre volantiniamo si accendono discussioni. Qualcuno minaccia di togliere i propri figli e trasferirli dalle suore (contenti voi…). C’è chi è fatalista e già sconfitto per cui non c’è niente da fare. Chi è confuso e convinto che maestro unico e tempo pieno sono un aumento della qualità come dice la Gelmini. Buonanotte. La maggior parte, però, comincia a comprendere meglio i meccanismi della truffa che ci stanno cucinando. Non c’è nessuna riforma in atto, è Tremonti il pedagogo di riferimento della Gelmini. Bisogna fare cassa? Tagliamo le spese e gli stipendi dei militari! E’ venerdì 26 settembre, quando dopo una settimana di occupazione e una di assemblea quasi permanente, usciamo dal cancello dell’Iqbal Masih e attraversiamo il quartiere Centocelle con più di duemila persone! E chi se le aspettava. Con 38 scuole al nostro fianco. Dobbiamo resistere. Riguardo le foto di quelle prime notti di occupazione e mi commuovo, ma non c’è un minuto da perdere. Dobbiamo intensificare le azioni. In questi giorni il decreto arriva in parlamento per l‘approvazione alla camera. Abbiamo sentito istituti della Puglia e di Milano, maestri del Veneto, a Bologna la scuola elementare XXI aprile ha occupato e anche a Quartu S. Elena vicino Cagliari (e si chiama anche lei Iqbal Masih). Una scuola di Torre in Pietra ci dice che sono pronti a entrare in occupazione. La situazione è bollente. Dopo un veloce consulto collettivo lanciamo per giovedì 2 ottobre prossimo in tutta Italia un “No Gelmini Day”. E’ un modo per far parlare insieme queste scuole e le università, per produrre uno sciame di azioni diffuse. Chi può presidiare oltre l’orario scolastico è il momento di farlo. Anche chi si sente isolato può fare qualcosa. E che sia il giorno prima o quello dopo va bene uguale. Attacchiamo striscioni ovunque perchè sia chiaro e visibile il nostro NO! Ricordate le bandiere dell’arcobaleno appese alle finestre? Che ogni scuola abbia il suo striscione. Sarebbe bello che ognuno faccia una foto scrivendo il nome della scuola e la città e la invii a questa mail: nonrubatecilfuturo@gmail.com. Poi chiederemo a trasmissioni “amiche” come Blob o Striscia o le Jene o la Dandini se possono mandarle tutte con la musica di sottofondo dell’intervallo di un tempo (quando appunto c’era il maestro unico) a rappresentare una rete di scuole in lotta e degne che sono la nostra Repubblica. Come uno spot contro il decreto. Mettiamo sotto pressione la Gelmini. Noi amiamo e difendiamo la nostra scuola.

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